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Economia Tecnologia

Bitcoin, c’è chi pensa che possano raggiungere i 100mila dollari entro il 2024

Author: Wired

Il valore dei bitcoin potrebbe raggiungere quota 100mila dollari entro la fine del 2024. È questa, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, la convinzione della società finanziaria britannica Standard Chartered, secondo la quale la valuta digitale più costosa al mondo potrebbe beneficiare della fine dell’”inverno delle criptovalute”.

In particolare, secondo il responsabile della ricerca sugli asset digitali di Standard Chartered Geoff Kendrick, sarebbero tre i fattori che potrebbero concorrere a gonfiare la valutazione dei bitcoin: le turbolenze che nelle ultime settimane hanno scosso il settore bancario, la stabilizzazione degli asset a rischio dopo la fine del rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e la maggiore redditività del mining delle criptovalute. “Anche se permane incertezza – spiega Kendrick – riteniamo che il percorso verso quota 100mila dollari stia diventando sempre più chiaro”.

L’andamento dei bitcoin in questo inizio di 2023 è stato molto positivo. Ad aprile, per la prima volta in dieci mesi, il valore della criptovaluta ha superato la soglia dei 30mila dollari, toccando quota 30.506,80 dollari venerdì 14. Sebbene questa salita rappresenti una notizia positiva per i possessori di bitcoin, si tratta in realtà solo una piccola boccata d’ossigeno, per ora, per chi ha vissuto sulla propria pelle il crollo del 2022, legato soprattutto al rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali mondiali e alla conseguente implosione di alcune società di criptovalute.

Basti pensare, in questo senso, che il valore dei bitcoin il 5 novembre 2021 era superiore ai 61mila dollari e che poco più di un anno dopo, il 9 novembre 2022, era sceso sotto quota 16mila. Alla luce di questo e di quanto accaduto in passato, la previsione di Standard Chartered va presa con le pinze. A novembre 2020, un analista di Citi affermò infatti che il valore del bitcoin avrebbe potuto raggiungere i 318mila dollari entro la fine del 2022.

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Economia Tecnologia

Droni, il primo test del trasporto organi in Italia

Author: Wired

Il trasferimento di organi tramite droni è al capitolo uno: entro la fine del mese a Torino si concretizzerà il primo volo sperimentale italiano. Nel 2021 su Wired avevamo raccontato il perimetro del progetto, ma solo adesso si è entrati nel vivo. “Il motivo di questo ritardo non è tecnologico bensì normativo: abbiamo collaborato con Enac per ottenere l’autorizzazione a volare in ambito cittadino oltre la linea di vista. Il tema della sicurezza è vitale“, conferma Antonio Amoroso, presidente della Fondazione Donatori organi e trapianti (Dot).

Non di meno il team scientifico ha dovuto sperimentare in laboratorio se eventuali scuotimenti o vibrazioni potessero alterare il materiale biologico trasportato. Già, perché la prospettiva è quella di raggiungere un giorno il trasporto organi, ma prima di allora ci si concentrerà sul trasporto di campioni biologici per la verifica della compatibilità tra donatore e ricevente.

“In laboratorio abbiamo impiegato dei simulatori, degli shaker, per riprodurre circa 60 minuti di sollecitazioni. Dopodiché abbiamo confrontato i campioni: quelli rimasti immobili e gli altri. L’esito è stato positivo e non abbiamo riscontrato variazioni

Antonio Amoroso, ordinario di genetica medica presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino

La Fondazione Dot, che si occupa di promuovere la cultura della donazione di organi e dei trapianti, ha deciso di chiamare il progetto Indoor (uslNg Drones fOr Organ tRansportation). Da rilevare che fin dal primo momento sono stati coinvolti partner istituzionali e tecnici, fra cui il Centro nazionale trapianti, il Centro regionale trapianti del Piemonte, l’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza, l’Università di Torino, l’Enac e le aziende private del settore aviazione e aerospazio Pros3, Mavtech, Abzero e Lma Aerospace Technology. Senza contare l’apporto fondamentale del Centro Interdipartimentale per la robotica di servizio PIC4SeR del Politecnico di Torino, coordinato dal professor Marcello Chiaberge.

percorso drone volo organi

Il percorso del primo volo

Il primo volo sperimentale a Torino

Entro la fine di aprile verrà organizzato un primo volo tra il Centro Traumatologico Ortopedico e la Palazzina di Genetica dell’ospedale Molinette: si parla di circa 600 metri linea d’aria, mantenendosi sotto i 70 metri di altitudine a una velocità massima di 50 chilometri all’ora, sorvolando in modalità di navigazione automatica un tratto urbano e un tratto del fiume Po. Verrà fermato il traffico e comunque il drone sarà monitorato costantemente lungo l’intero percorso. Non ci si aspetta grandi colpi di scena poiché in fondo è quasi un volo per “sperimentare” l’autorizzazione Enac, più che dettagli tecnici. Il drone infatti è un piccolo quadricottero, con un ingombro di circa 50 centimentri, dotato di una capsulina di trasporto in scala. Per di più le provette trasportare saranno di un liquido inerte.

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Economia Tecnologia

Milano Digital Week, al via la call per sondare l’intelligenza digitale, collettiva, della città

Author: Wired

La sesta edizione della Milano Digital Week sarà di scena in autunno, dal 5 al 9 ottobre, ma i soggetti e le esperienze che rendono possibile la grande trasformazione digitale, che cambia la vita associata e urbana, possono già mettersi in gioco per contribuire e fare la propria parte.

Uno degli assi portanti della manifestazione promossa dal Comune di Milano è, infatti, la Call for proposal che invita startupper, cittadini, professionisti, aziende a lanciare e presentare un evento, che racconti come e perché la trasformazione digitale sia in atto e quali impatti può produrre sulla vita della città, non solo a grandi livelli, ma anche nelle piccole prassi quotidiane, che a conti fatti rappresentano il vero punto di intersezione tra tecnologie e vita vera delle persone.

In vista della prossima edizione, la call è quindi aperta sul sito della manifestazione (dal 18 aprile al 30 giugno prossimo) e attende i contribuiti di tutte le realtà che hanno idee, progetti ed esperienze in merito. Gli interessati possono avanzare la propria candidatura sul chatbot della piattaforma (nella sezione Proponi evento) e farsi avanti. La sesta edizione si inserisce, anche tematicamente, sulla scia della precedente, ovvero una riflessione sullo sviluppo dei limiti. Un tema certamente non semplice e non a caso la suggestione di partenza per sceglierlo come frame della manifestazione rimandava al testo (pubblicato nel 1972) I limiti alla crescita (altrimenti noto nel nostro paese come I limiti dello sviluppo. Rapporto del System Dynamics Group Massachussets Institute of Technology (Mit) per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità).

La riflessione non può che continuare oggi, in un’era dove lo sviluppo economico non è più un moloch intoccabile a cui sacrificare comunità, territori, appartenenze, ideologie, ma il vero fulcro di più rivoluzioni che si intersecano, quella energetica, quella ambientale, quella dei modelli di produzione e di possesso dei beni. Non può restare fuori il digitale che trasforma sempre di più l’agire umano; talvolta consente di superare limiti (come ha dimostrato la pandemia), talvolta ha bisogno di limiti a sua volta, per uno sviluppo virtuoso delle possibilità che mette a terra trasformandosi in tecnologie, servizi, opzioni, prodotti, modelli di comportamento e fruizione di esperienze. L’evento milanese vuole quindi portare all’attenzione del pubblico il tema dello sviluppo dei limiti ma, essendo un appuntamento realizzato anche dalla cittadinanza e che a quest’ultima si rivolge, deve planare anche sulla valorizzazione delle esperienze e degli approcci che sono già realtà nel tessuto urbano ( e che la stessa macchina amministrativa propone).

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Economia Tecnologia

Apple lancia l’opzione “compra ora, paghi dopo”

Author: Wired

Comprare un iPhone o un Macbook oggi e pagarlo in sei settimane, a rate e senza interessi: non sarà più solo un desiderio, ma una possibilità reale per i clienti Apple. Dopo le anticipazioni dello scorso giugno, l’azienda di Cupertino, in una nota, ha infatti lanciato ufficialmente il servizio Apple Pay Later, una formula “compra ora, paghi dopo” che sarà direttamente integrata all’interno di Apple Pay.

Inizialmente disponibile solo negli Stati Uniti, la nuova funzione permetterà a chi ne usufruirà di suddividere i pagamenti in quattro rate spalmate su sei settimane, senza sovrapprezzi legati a interessi o commissioni. Gli utenti avranno inoltre la possibilità di monitorare, gestire e rimborsare i prestiti richiesti direttamente sul proprio Wallet Apple.

Attraverso l’app, sarà per esempio possibile visualizzare in tempo reale l’importo totale dovuto per ciascuno dei prestiti ricevuti, nonché il computo di quanto dovuto nei trenta giorni successivi. Gli utenti riceveranno inoltre notifiche nelle imminenze delle scadenze delle rate sia su Wallet, sia via email. All’app sarà inoltre consentito collegare come metodo di pagamento solo carte di debito e non carte di credito.

La nuova opzione offerta dalla società di Cupertino avrà anche altre limitazioni. Il dilazionamento dei pagamenti sarà infatti ammesso solo per importi che vanno tra i 50 e i 1000 dollari. Gli acquisti potranno avvenire non soltanto online, ma anche in tutti i negozi fisici in cui si possono effettuare pagamenti con Apple Pay.

Nonostante inizialmente la nuova funzione sarà disponibile solo negli Stati Uniti, l’intenzione di Apple è quella di offrirla “nei prossimi mesi a tutti gli utenti idonei”. I clienti, per ottenere il primo prestito, dovranno superare un sondaggio utile a verificare se si trovino o meno nella posizione economica adatta a ottenerlo. In seguito, l’opzione “paga dopo” sarà sempre disponibile per i pagamenti con Apple Pay.

Il nuovo servizio della società di Cupertino è offerto da Apple Financing Llc, la consociata dell’azienda responsabile della valutazione del credito e dei prestiti. L’intenzione di quest’ultima è di iniziare a segnalare già dal prossimo autunno i prestiti Apple Pay Later alle agenzie di credito statunitensi.

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Tecnologia

10 sistemi mesh wi-fi per una rete wireless che prende ovunque

Author: Wired

Le reti mesh wi-fi sono un’ottima soluzione per chi vuole imbastire una connessione wireless stabile e di qualità in uno spazio di ampie dimensioni. Che siano posizionati all’interno di un ufficio, di un negozio oppure di un’abitazione, magari su più piani, i ripetitori mesh sono in grado di svolgere questo compito alla perfezione, senza peraltro richiedere particolari conoscenze tecniche o set up complessi. L’unica difficoltà è trovare il modello adatto alle proprie esigenze, ma a questo pensiamo noi nella nostra guida.

Cosa è una rete mesh

Prima di capire cosa è una rete mesh partiamo dalle basi, riassumendo in breve il funzionamento di una classica rete wi-fi. In estrema sintesi, abbiamo un centro di comando (solitamente un modem/router) che diffonde il segnale, permettendo a tutti i dispositivi nelle vicinanze di agganciarsi (liberamente o mediante l’inserimento di una password) e di usufruire della connessione. L’efficacia del collegamento è una funzione della distanza dal suddetto centro di comando, e allontanandosi si assiste a un costante peggioramento delle prestazioni sia in termini di velocità che di stabilità. Questo vuol dire che, in spazi particolarmente ampi oppure strutturati su più piani, è facile che ci siano punti in cui non è possibile garantire una connessione con performance adeguate.

Copertura a tappeto

Per risolvere questo problema, è necessario trovare un modo di amplificare la diffusione del segnale, mantenendone al tempo stesso una qualità elevata su tutta l’area che si desidera coprire. È proprio questo ciò che fanno le reti mesh. Tramite il posizionamento di uno o più ripetitori, si viene a creare una vera e propria maglia (traduzione letterale in italiano di mesh) all’interno della quale il segnale wi-fi si muove e si diffonde. Una maglia che, nei suoi nodi, non ha una gerarchia prestabilita, ma che si comporta in maniera dinamica. Questo vuol dire che non esiste un nodo più importante dell’altro, ma che tutti i dispositivi dialogano tra di loro e stabiliscono di volta in volta quale sia il percorso più efficace per far giungere il segnale dal punto di partenza alla destinazione finale. Una maglia che, in caso di guasto di uno dei nodi, non smetterà di funzionare, ma si adatterà alla situazione garantendo comunque una connessione adeguata. Una maglia che, altro fattore da non sottovalutare, è estremamente flessibile nella sua forma e nelle sue dimensioni, vista la possibilità aggiungere un numero elevatissimo di nodi.