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Russia, la guerriglia di fake news su YouTube

Mosca ha utilizzato la propaganda online e la disinformazione per manipolare l’opinione pubblica e far cadere il sostegno all’Ucraina. Una zona grigia che l’Europa vuole bonificare

Author: Wired

Secondo i fact checker, no. “La nostra esperienza unitamente alle evidenze scientifiche – scrivevano nella missiva inviata a YouTube l’anno scorso – ci dice che far emergere informazioni verificate è più efficace che eliminare contenuti. Preserva la libertà di espressione, riconoscendo al tempo stesso la necessità di ulteriori informazioni per ridurre i rischi di danni alla vita, alla salute, alla sicurezza e ai processi democratici. E considerato che gran parte delle visualizzazioni su YouTube provengono dal suo stesso algoritmo di raccomandazione, YouTube dovrebbe anche verificare di non promuovere attivamente la disinformazione tra i suoi utenti o di consigliare contenuti provenienti da canali inaffidabili”. 

Un approccio che prende il nome di pre-bunking. “Quando il lettore è al corrente che il link che sta per aprire lo condurrà a un sito poco affidabile, procederà nella lettura con maggiore cautela e ci penserà due volte prima di condividere quel contenuto fornendogli ulteriore visibilità e diffusione”, spiegano Virginia Padovese e Giulia Pozzi di Newsguard. 

Un codice della disinformazione

La politica ha da tempo acceso un faro sulle fake news, spingendo il business verso forme di autoregolazione. Nel 2018 un gruppo di aziende attive in Europa (tra cui quelle dietro alle principali piattaforme) hanno sottoscritto un Codice della disinformazione con l’obiettivo di porre un argine ai tentativi di manipolazione. Tra i firmatari della versione rivista e rafforzata presentata nel 2022 ci sono Meta, Google, Microsoft, TikTok, Twitter. 

Seguendo le indicazioni di Bruxelles, nei giorni scorsi i firmatari hanno creato un Transparency center in cui dovranno dare conto di quanto stanno facendo per adeguarsi, mettendo a disposizione di cittadini, ricercatori e ong dell’Unione una banca dati unica in cui accedere alle informazioni online e scaricarle. “Con queste relazioni – si legge in una nota della Commissione – per la prima volta le piattaforme forniscono informazioni e dati iniziali esaustivi, come il valore degli introiti pubblicitari che si è evitato arrivasse agli attori della disinformazione; il numero o il valore degli annunci politici accettati ed etichettati o respinti; i casi di comportamenti manipolatori rilevati (ossia creazione e utilizzo di account fasulli); e informazioni sull’impatto della verifica dei fatti, anche a livello degli Stati membri”. 

Le interferenze straniere

Bruxelles insiste ancora su un tema evidentemente centrale nei pensieri di Ursula Von der Leyen. Nei giorni scorsi l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Josep Borrell ha annunciato che l’Unione dislocherà esperti in disinformazione in molte sedi diplomatiche per contrastare le campagne di Russia e Cina. Borrell ha affermato che gli investimenti della Russia in disinformazione hanno superato quelli dispiegati dalla Ue per le contromisure.

Il problema, ha sottolineato il politico, è anche quello di combattere le fake news diffuse nelle lingue meno parlate: “Molte persone non  capiscono l’inglese, quindi per raggiungerle dovremo parlare nel loro idioma”, oltre che essere presenti sui mezzi di comunicazione che usano. Il discorso è stato accompagnato dalla presentazione del primo Rapporto sulla manipolazione dell’informazione da parte di stranieri e sulle minacce di interferenza. Nasce un nuovo acronimo, Fimi (che sta per manipolazione e interferenza straniera sulle informazioni): secondo la definizione fornita da Bruxelles, descrive un percorso non illegale di comportamento che minaccia o ha il potenziale di impattare negativamente valori, procedure e processi politici”. Il riferimento che si può cogliere è allo scandalo del Qatargate. L’espressione importante, quello che complica tutto, è “non illegale”: una zona grigia in cui sguazzano in molti, dai politici ai lobbisti ai servizi segreti. 

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