Categorie
TvTech

ASUS ZenWatch 3, smartwatch a tutto tondo

Qualcomm Snapdragon wear 2100 e Android Wear sono i pilastri su cui si poggia la terza generazione degli smartwatch ASUS, che questa volta vengono proposti con una elegante e tradizionale cassa circolare

Tag: AnteprimaASUSSmartwatchzenwatch 3

Autore: TVtech – Video e Web Tv sulla tecnologia, sull’informatica e sul mondo ICT – Ultimi Video

Categorie
HardwareSoftware

ASUS ZenBook 3 UX 390: design e componentistica di alto livello in soli 910 grammi

ASUS Zenbook 3 UX 390 è un ultraportatile davvero molto curato, sotto ogni aspetto. Non a caso va a collocarsi nella fascia alta di mercato, proponendosi quindi al professionista o all’appassionato che necessitano di abbinare le altre prestazioni con una buona portabilità, in questo caso più che ottima. A stupire a prima vista è il design, estremamente curato sotto ogni aspetto, che sfrutta la modalità di realizzazione unibody in alluminio. Ricorda qualcosa? Certo, ma c’è anche da dire che gli ultraportatili non hanno grandi margini di personalizzazione, e in questo modello di ASUS si nota la ricerca di qualcosa che lo renda riconoscibile e con il proprio stile, vedasi il bordo oro che corre tutto intorno al monitor a prescindere dalla finitura scelta (alluminio, oro-champagne, nero).

Sotto la bella scocca troviamo il processore Intel Core i7-7500U, appartenente alla recente settima generazione Core, accreditato di 2 core e 4 thread, frequenza operativa di 2,7GHz (3,5GHz in Turbo Mode), 4MB di cache e un consumo massimo di 15W. ASUS dichiara un quantitativo di memoria DDR3 pari a 16GB, a cui si affianca un SSD ad alte prestazioni da 512GB e interfaccia PCIe 3gen x4 (facile quindi attendersi valori prossimi ai 2000MB/s in termini di transfer rate di picco).

Il display a cornice ultrasottile vanta una diagonale di 12,5 pollici e risoluzione 1920×1080 pixel, nonché una luminanza di 300nit; sono da segnalare inoltre il jack microfono/cuffie, una webcam frontale HD, porta USB 3.1 Type C, connettività Wi-Fi e Bluetooth, nonché la possibilità di connettersi ad una mini dock per espandere la dotazione di porte e connessioni varie.

Nonostante gli spazi davvero ridotti, ASUS ha integrato 4 speaker Harman Kardon, oltre ad una speciale batteria che offre 9 ore di autonomia e permette di ricaricarsi per il 60% in soli 49 minuti. Sensore di impronte digitali compatibile con la tecnologia Microsoft Hello e tastiera retroilluminata completano la panoramica generale di questo ultraportatile, uno degli articoli su cui il pubblico si è maggiormente soffermato. Come per tutte le cose belle, c’è un costo: quello indicativo fornito da ASUS è di 1999,00 Euro, con disponibilità nel mese di novembre.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

Categorie
Energia

La passione della Norvegia per le trivellazioni in Artico

La passione della Norvegia per le trivellazioni in Artico

(Rinnovabili.it) – Per il governo norvegese sono soltanto speculazioni senza fondamento. Per la stampa norvegese invece si sta preparando un voltafaccia storico nella politica energetica del paese scandinavo. Al centro di tutto due gruppi di isole nell’Artico, le Lofoten e le Versteraalen: il fondale marino nei loro dintorni è pieno di petrolio e gas e da anni fa gola alle compagnie, ma finora Oslo le ha sempre ufficialmente dichiarate zona off-limits per le trivelle. Fino a qualche giorno fa, quando il contenuto di una lettera del ministero dell’Energia che doveva restare segreta è finito sui giornali. E le trivellazioni in Artico sono tornate alla ribalta.

L’indiscrezione è partita dal quotidiano Upstream, specializzato in politica energetica. Secondo la testata, ripresa ampiamente dalla stampa nazionale, nella lettera che indicava i siti disponibili per le prossime trivellazioni erano indicati anche alcuni blocchi al largo delle Lofoten, compresa l’area di Nordland 6. Peccato che fosse una zona che il governo si era impegnato a non concedere per o sfruttamento di idrocarburi nel 2013. Anzi, proprio grazie a questa “concessione” l’esecutivo guidato dalla conservatrice Erna Solberg era riuscita a strappare un accordo con due partiti di centro, formando così un governo di minoranza. In altri termini: se il patto viene meno, il governo cade subito.

Ma le elezioni sono vicine (si terranno nel settembre del 2017) e forse il governo ha iniziato a mettere le mani avanti, con discrezione. Si spiegherebbe così il contenuto di quella lettera, che segnala alle compagnie petrolifere che il partito conservatore resta dell’idea di aprire quelle aree alle trivelle. D’altronde è di pochi mesi fa la concessione di 10 nuove licenze per trivellazioni in Artico, in una parte del mare di Barents incontaminata, nonostante i dubbi sulla commerciabilità degli idrocarburi estratti. Una scelta politica che va in direzione contraria agli impegni assunti dalla Norvegia con la ratifica dell’accordo di Parigi avvenuta a giugno. Il governo comunque si è subito affrettato a smentire, sostenendo che la lettera diceva ben altro. Ma l’annuncio non è bastato per evitare che centinaia di cittadini scendessero per le strade di Oslo a protestare.

Autore: Rinnovabili

Categorie
Economia

GERMANIA: CROLLA IL MARCO!

L’ho scritto l’altro giorno, non siamo mai sicuri in una certa misura siamo sempre ignari, direbbe il nostro caro Kenneth Arrows, la nostra conoscenza del modo in cui funzionano le cose, nella società o nella natura, è avvolta nella nebbia della vaghezza, quella su come funziona questa unione monetaria, questo euro addirittura non è vaghezza ma buio totale, totale blackout della consapevolezza.

Chi è con noi solo da poco, deve fare uno sforzo di rileggersi buona parte della nostra avventura per cercare di comprendere quello che in realtà sta accadendo, per semplificare, basta utlizzare il motore di ricerca Google, scrivere il nostro nome non a fianco l’argomento che interessa.

Visto che probabilmente non è stata una buona idea proporre questo post sotto l’ombrellone, in mezzo all’estate ad agosto, forse è il caso di riproporlo aggiungendovi una tabella che spiega nel dettaglio quanto sia insopportabile per la nostra economia questa terribile gabbia denominata euro.

Ma tu guarda abbiamo passato anni a raccontare al mondo intero il fallimento di questa unione monetaria, di questo sistema monetario, di una moneta fallita ancora prima di nascere, mentre loro, i giornali mainstream, cercavano di raccontare favole e leggende metropolitane.

Ricordo ancora ad esempio qualche anno fa uno dei tanti “dotti, medici e sapienti” che ho incontrato in occasione delle mie conferenze, che sdegnato mi disse. ” Mazzalai lei è un inconsciente, non sa quello che potrebbe accadere al nostro sistema bancario fuori dall’euro! “

In effetti, ho visto quello che è successo dentro l’euro al nostro sistema bancario e mi basta e avanza.

Poi all’improvviso una folgore sulla via di Damasco…

Quanto vale un euro: tra Grecia e Germania la differenza ha superato i 40 cent…

No dai, chi l’avrebbe mai detto! Talvolta alla talevisione, spesso ultimamente sui giornali con sfumature varie, si incomincia a raccontare che…

La forza della moneta unica sul dollaro, varia da Paese a Paese. L’equilibrio rispetto ai fondamentali dell’economia tedesca sarebbe a 1,4 dollari, mentre per quelli greci dovrebbe essere sotto la parità. L’azione della Bce ha ridotto le differenze, ma le mosse di Draghi non riescono a soddisfare a pieno nessuno.

MILANO – Se c’è un luogo nel quale mettere in discussione il motto che “l’unione fa la forza” è senza dubbio l’Eurozona e uno studio che arriva da Oxford Economics rinforza questa percezione.

L’economista Angel Talavera da Londra ha realizzato a inizio agosto una ricerca per Bloomberg Benchmark sull’euro e su quale dovrebbe essere la “giusta” quotazione contro il dollaro, se rispettasse la “forza” dell’economia dei suoi singoli componenti. In pratica, quale sarebbe il tasso di cambio equilibrato sul biglietto verde per otto delle economie rappresentative dell’area con la moneta unica. Un modo per mostrare come le ampie differenze tra Nord e Sud del blocco europeo non sono rappresentate dalla forza della valuta comune, che per sua natura non può oscillare liberamente in ogni Paese (come invece accadeva fino ai tempi della lira, del marco o della dracma).

Proprio Germania e Grecia sono i due poli di questa osservazione, mentre l’Italia sta nel mezzo e ringrazia l’intervento della Bce per aver ritrovato un equilibrio. I numeri spiegano meglio il concetto. Se la forza dell’euro dovesse rispondere solo ai fondamentali tedeschi (cioè alla solidità del bilancio di Berlino, alle sue prospettive di crescita e al suo saldo positivo nella bilancia dei pagamenti), il valore dell’euro dovrebbe essere intorno agli 1,4 dollari (attualmente siamo a 1,13 dollari). Se invece rispondesse a una egemonia greca, dovrebbe stare sotto la parità. Per l’Italia le cose vanno abbastanza bene, visto che il cambio ideale sarebbe poco sopra 1,15 dollari e quindi non lontano dalla situazione attuale. Ovviamente, dietro questi numeri c’è tutto l’impatto del valore della moneta unica sulla presenza delle aziende dei vari Paesi europei sui mercati internazionali: la Germania sta di fatto presenziando il mondo con una divisa svalutata, della quale riescono a beneficiare le sue imprese esportatrici. La Grecia avrebbe invece bisogno di indebolire la moneta, cosa che non può evidentemente fare.

Peccato che questa è solo una faccia della stessa medaglia, peccato che in realtà, guardando il tutto da un’altra prospettiva, il cambio poco sopra a 1,15 non è affatto un buon cambio per la nostra economia, per le nostre esportazioni…

ImmagineCome proposto ieri da Giovanni Zibordi su Twitter, secondo una ricerca targata Morgan Stanley, la Germania esporta fuori dall’Europa con un tasso di cambio svalutato di oltre il 26 % rispetto all’ Italia, la stessa percentuale di svalutazione subita dalla sterlina nell’ultimo anno.

«Alla luce di quanto è accaduto dal giorno del referendum sono assolutamente sereno». Nessun ripensamento per il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney accusato di aver previsto una dinamica economica in toni negativi e di aver varato troppo presto un nuovo allentamento monetario. Il numero uno dell’istituto centrale nell’audizione alla Commissione Tesoro di Westminster non ha rinunciato, però, a un’importante puntualizzazione. «Il rischio di una recessione tecnica – ha detto – è oggi più lontano. E questo grazie alle misure adottate dal Comitato di politica monetaria». Ovvero al taglio dei tassi d’interesse al minimo storico di 0,25% e al nuovo round di quantitative easing, azioni varate ai primi di agosto.

Balle, ma quale politica monetaria,  tutto grazie alla svalutazione della sterlina, il resto sono chiacchiere da bar dei banchieri centrali.

Buona consapevolezza!

Autore: Finanza.com Blog Network Posts

Categorie
Digital Audio

Get your Get Physical T-Shirt!

Get Physical limited 2 part t-shirt series.Online for just 3 weeks, purchase yours now!https://everpress.com/get-physical-t-shirt-1https://everpress.com/get-physical-t-shirt-2