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Sindrome di Down, arriva su TikTok la campagna contro le discriminazioni

Author: Wired

In un mondo sempre più inclusivo c’è ancora chi tira fuori scuse ridicole per non essere inclusivi!”, è questo l’incipit dei video della campagna sulla sindrome di Down Ridiculous Excuses, Not To Be Inclusive che il Coordinamento Nazionale associazioni delle persone con sindrome di down CoorDown ha lanciato su TikTok in occasione della Giornata mondiale dedicata alla sindrome che cade ogni anno il 21 marzo. L’iniziativa internazionale ha lo scopo di dare visibilità alle esperienze di bambini e bambine, adolescenti, giovani donne e uomini con sindrome di Down e di mettere in luce le discriminazioni che vivono ogni giorno sulla loro pelle. “Non sei tu, siamo noi”, “Non c’è posto per lei”, sono solo alcune delle scuse con cui i bambini e ragazzi con la sindrome di Down sono stati esclusi da contesti lavorativi, scolastici e sportivi nel corso della loro vita

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Con questa campagna globale tocchiamo un tema che riguarda ognuno di noi: dare un nome e rendere visibile un fenomeno che le persone con sindrome di Down e i loro genitori, fratelli, sorelle e caregiver sperimentano quotidianamente. Sembrano forse piccoli eventi, in realtà sono vere e proprie discriminazioni fatte spesso con un sorriso di circostanza o di inconsapevolezza che segnano però le vite e i cuori di chi le subisce – dichiara Antonella Falugiani, presidente di CoorDown Odv –. È arrivato il momento di abbattere anche questo muro e smascherare le false ‘buone intenzioni’ di chi per pigrizia o mancanza di comprensione ancora esclude le persone con disabilità intellettiva. Con questa campagna daremo spazio e voce a ragazzi, ragazze, bambini e adulti con le loro famiglie che ci racconteranno quante scuse ridicole hanno dovuto ascoltare e come hanno reagito per affermare il diritto a partecipare e a decidere su ogni aspetto della loro vita”.

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Attraverso questa campagna, nata in collaborazione con l’agenzia creativa Small di New York e prodotta da Indiana Production e Tiny Giant per la regia di Stoney Sharp con musica composta e realizzata da Stabbiolo Music, i ragazzi con la sindrome di Down raccontano episodi di discriminazione e lanciano un appello agli utenti di TikTok, il quale, con i suoi oltre un miliardo di utenti, diventa così un amplificatore del messaggio. Sul canale di TikTok di CoorDown è disponibile anche un corto che introduce l’iniziativa e in cui vengono ricreate le situazioni inaccettabili che i ragazzi con la sindrome di Down devono affrontare in vari contesti. 

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“Abbiamo spesso avuto prova di come i creator della nostra community, grazie alla loro originalità, riescano a superare barriere linguistiche, culturali e sociali, creando consapevolezza e prese di posizione su tematiche tabù, di nicchia, oppure non particolarmente ‘cool’ – aggiunge Giacomo Lev Mannheimer, responsabile delle relazioni istituzionali Sud Europa di TikTok –. Il loro successo dimostra come l’autenticità possa essere un incredibile veicolo di campagne di sensibilizzazione: megafono globale, nonché catalizzatore per coinvolgere e far riflettere milioni di persone su tematiche socialmente indispensabili. Il tutto partendo da storie di straordinaria quotidianità. Data questa affinità di intenti e mondi, siamo stati entusiasti di abbracciare il progetto di CoorDown: la campagna è innovativa e toccante e non vediamo l’ora di vedere cosa la community creerà e l’impatto positivo che le storie condivise genereranno”.

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Clima, siamo sulla buona strada per una crisi irreversibile

Author: Wired

Non c’è dubbio che le emissioni antropogeniche, alimentate dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili, stiano devastando il pianeta. Con queste parole, dopo otto anni di lavoro, i più importanti scienziati al mondo del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc) hanno lanciato il loro ultimo avvertimento ai governi di tutto il mondo: agite ora o sarà troppo tardi per fermare i danni devastanti della crisi del clima.

In maniera drammaticamente semplice e diretta, il rapporto di sintesi dell’Ipcc ha cancellato decenni di retorica negazionista: “le attività umane hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale. Le emissioni di gas serra con cui il mondo si trova a fare i conti ora” sono “il risultato di emissioni storiche e attuali” dovute “a un uso insostenibile dell’energia, allo sfruttamento dei territori, a stili di vita e a modelli di consumo e di produzione”.

Estrazione di petrolio negli Stati UnitiIl primo registro globale di petrolio e gas

È il primo database pubblico e completamente trasparente su riserve, produzione ed emissioni delle fonti fossili e servirà a monitorare le decisioni dei governi per combattere la crisi del clima

Le cause della crisi

E non c’è più spazio per interpretazioni, giustificazioni o qualunquismo sull’origine del problema, perché l’uso di combustibili fossili è la causa principale del riscaldamento globale”, o sulla reale esistenza di un’anomalia climatica, dato che la temperatura globale è aumentata più velocemente dal 1970 che in qualsiasi altro periodo di 50 anni negli ultimi 2000 anni”.

Allo stesso modo, in ottica transazionale, il rapporto di sintesi dell’Ipcc sottolinea come il cambiamento climatico sia anche una questione di disuguaglianze economiche e sociali, con il 10% delle famiglie del mondo responsabili di una quantità compresa “tra il 34% e il 45% di tutte le emissioni domestiche” e un 50% responsabile solo del 15%.

Disparità che si replica anche nella distribuzione dei danni, con persone e luoghi che “storicamente hanno contribuito meno al cambiamento climatico” colpite “in modo sproporzionato” dai suoi effetti. Più di 3 miliardi di persone vivono in queste aree altamente vulnerabili, dove la probabilità di morire a causa di inondazioni, siccità e tempeste è 15 volte superiore rispetto a quella di altre comunità.

E se l’impatto sugli esseri umani ha ridotto la sicurezza alimentare e compromesso quella idrica, aumentato le malattie e i tassi di mortalità, l’intero pianeta è stato sconvolto da perdite sempre più irreversibili degli ecosistemi vitali, dalla mortalità di massa delle specie sulla terraferma e negli oceani.

30 anni di avvisi a vuoto

Ma nonostante le evidenze scientifiche ed empiriche di una tale, irresponsabile devastazione, tutti questi impatti sono destinati ad aumentare rapidamente, perché i governi mondiali non hanno voluto affrontare il problema in maniera coerente e coordinata, malgrado circa 30 anni di avvertimenti lanciati dall’Ipcc, che ha pubblicato il suo primo rapporto nel 1990.

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Femminile, schwa e linguaggio inclusivo: i consigli dell’Accademia della Crusca

Author: Wired

Evitare l’uso dell’articolo determinativo davanti ai cognomi delle donne e i segni eterodossi – come asterischi e schwa (il simbolo ə, che viene utilizzato per declinare i sostantivi al genere neutro) – e declinare al femminile le professioni e le cariche: l’Accademia della Crusca ha fornito alcune indicazioni in risposta al quesito del Comitato pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione sulla parità di genere negli atti giudiziari. Come si legge nella premessa al documento, le norme linguistiche utilizzate finora riprendono quelle introdotte da Alma Sabatini, attivista femminista, linguista, saggista e insegnante romana scomparsa nel 1988, che a sua volta si è ispirata al modello anglosassone. 

Tenendo conto delle correnti di pensiero in disaccordo con un intervento eccessivo sulla lingua e che “i principi ispiratori dell’ideologia legata al linguaggio di genere e alle correzioni delle presunte storture della lingua tradizionale non vanno dunque sopravvalutati, perché sono in parte frutto di una radicalizzazione legata a mode culturali”, la Crusca ha individuato alcune indicazioni pratiche che devono essere applicate in ambito giudiziario, ma che possono anche essere considerate istruzioni di carattere generale. 

  1. Evitare le reduplicazioni
  2. Evitare l’articolo davanti ai cognomi di donne
  3. Esclusione dei segni eterodossi e conservazione del maschile non marcato 
  4. Uso dei nomi di cariche e professioni declinati al femminile

Evitare le reduplicazioni 

Nel documento si legge che è bene limitare il “riferimento raddoppiato ai due generi, come nel caso di “lavoratori e lavoratrici”. Meglio optare per “persona” invece di “uomo” o ricorrere al maschile plurale

Evitare l’articolo davanti i cognomi di donne

Secondo la Crusca, l’omissione dell’articolo determinativo davanti al cognome è una pratica ormai diffusa sia per le donne sia per gli uomini. Per evitare fraintendimenti sul genere della persona alla quale ci si riferisce, in alcuni casi è necessario aggiungere il nome o la qualifica

Esclusione dei segni eterodossi e conservazione del maschile non marcato

Negli atti giudiziari si esclude il ricorso allo schwa (ə) e a segni come gli asterischi, che non hanno un corrispondenza nel linguaggio parlato. “La lingua giuridica non è sede adatta per sperimentazioni innovative minoritarie che porterebbero alla disomogeneità e all’idioletto”, si legge sul documento. In alternativa l’Accademia della Crusca propone l’utilizzo del plurale maschile non marcato. 

Uso dei nomi di cariche e professioni declinati al femminile 

L’Accademia della Crusca invita a ricorrere alla declinazione femminile dei nomi che indicano professioni o cariche istituzionali seguendo le semplici regole grammaticali. I nomi maschili che terminano in -o prendono il suffisso -a al femminile. I nomi che terminano in -e possono essere ambigenere, oppure: se terminano in -iere, prendono il suffisso -iera; se terminano in -a o -sta sono ambigenere al singolare, mentre al plurale assumono i suffissi -i, -isti al maschile e -e, -iste al femminile, con l’unica eccezione di poeta, poetessa; se terminano in -tore assumono il suffisso femminile -trice, anche se pretore al femminile è pretora. Nei nomi composti con vice- o pro-, per esempio, si fa riferimento al genere della persona a cui si riferisce l’appellativo. Inoltre, pubblico ministero al femminile diventa pubblica ministera

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Italia, stop al riconoscimento dei figli delle famiglie lgbt blocca l’Europa

Author: Wired

Mentre in quasi tutta l’Unione europea i figli di coppie omoaffettive sono riconosciuti dalla nascita, senza necessità di lunghe battaglie legali o il ricorso all’adozione, l’Italia si è schierata con Polonia e Ungheria per rifiutare il riconoscimento di questi diritti. La Commissione Politiche europee del Senato ha bocciato la proposta di regolamento per il certificato di filiazione europeo, che avrebbe assicurato uguali diritti civili ai minori, indipendentemente dal concepimento.

Con 11 voti a favore su 18, i senatori e le senatrici di destra hanno approvato la risoluzione di maggioranza contraria al regolamento, sostenendo che questo non rispetti i principi di sussidiarietà e proporzionalità, andando a costituire un’invasione del diritto europeo su quello nazionale.

Il principio di sussidiarietà, si legge sul sito dell’Unione europea, prevede che le decisioni adottate siano il più possibili vicine al cittadino, verificando che l’azione da intraprendere a livello dell’Unione sia giustificata rispetto alle possibilità offerte dall’azione a livello nazionale”.

Mentre il principio di proporzionalità sancisce che l’azione europea non debba “andare al di là di quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi dei trattati”. Per la destra, queste disposizioni verrebbero violate, perché imporrebbe all’Italia di assicurare dei diritti ai minori e ai genitori il cui rapporto di filiazione è riconosciuto all’estero e non nel nostro paese.

Una linea molto criticata dalle opposizioni, che hanno votato compatte contro la risoluzione della destra, e anche da Helena Dalli, commissaria europea per l’Uguaglianza, secondo cui tutti i minori devono avere gli stessi diritti e mi dispiace per questo voto, ha dichiarato a Fanpage.

Ora, il percorso legislativo della proposta di regolamento dovrà passare dal Consiglio dell’Unione europea, che rappresenta i governi dei 27 paesi membri. Perché un provvedimento con implicazioni transnazionali sia approvato deve ricevere voto unanime e il governo italiano, seguendo la risoluzione della Commissione, avrà la possibilità di bloccare l’iter della proposta e cancellare l’opportunità per centinaia di migliaia di minori di avere uguali diritti rispetto ai loro coetanei, figli di persone eterosessuali.

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Siccità, in alcuni comuni del Nord Italia arriva l’acqua con le autobotti

Author: Wired

Con la morsa della siccità che continua a stringere inevitabilmente l’area padana, e in particolare le regioni del Nord ovest, il 6,5% dei comuni in Piemonte e Lombardia sta già ricorrendo alle autobotti per assicurare l’approvvigionamento di acqua alla popolazione. Secondo l’osservatorio permanente dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (Adbpo), il forte stress idrico già evidenziato a gennaio 2023 sta peggiorando, a causa della lunga assenza di precipitazioni in grado di colmare, anche parzialmente, il deficit ereditato dal 2022, l’anno più caldo mai registrato in Italia.

I macro-dati dell’ultimo mese, raccolti e rielaborati dallo staff tecnico di Adbpo, in collaborazione con le Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa), dimostrano chiaramente uno stato di sofferenza all’interno dell’intero distretto del fiume Po. In particolare, le zone più colpite si trovano in Piemonte, nelle province di Cuneo, del Verbano-Cusio-Ossola e di Biella.

“Le precipitazione scarseggiano notevolmente – si legge sul rapporto di Adbpo – e il caso del Piemonte è il più problematico, con il dato ufficiale di Arpa Piemonte che conferma un’anomalia delle piogge fino a -85% esclusa l’area del cuneese, dove qualche nevicata ha ristorato leggermente il comprensorio”.

La situazione

Rispetto a gennaio, i comuni con il massimo livello di crisi idrica sono aumentati da 7 a 19, rendendo necessario l’impiego di serbatoi e autobotti nelle municipalità di Armeno (Novara), poi Cannero Riviera, Piedimulera, Pieve Vergonte, San Bernardino Verbano, in provincia di Verbania, Pettinengo, Strona, Valdilana Soprana , Zumaglia nel Biellese e infine, nella provincia di Cuneo, Demonte, Moiola, Roccabruna, Macra, Isasca, Venasca, Brossasco, Melle, Peveragno e Perlo.

In totale, la siccità estrema sta colpendo circa il 6% di tutti i comuni piemontesi e lombardi, mentre in altri 141 si registra una crisi idrica di livello 2, cioè media, a causa dell’abbassamento dei livelli delle sorgenti. Una situazione che sembra destinata a peggiorare molto presto, vista la continua assenza di precipitazioni e nevicate e l’avvicinarsi di primavera ed estate.

Il Po, che si è trovato e si trova in una condizione di sofferenza “di media o estrema gravità  lungo tutto il suo corso, si avvia ad asciugarsi sempre di più nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, anche i grandi laghi registrano quote minime di riempimento. In particolare, il lago di Garda risulta quello in maggiore crisi, con un livello di acque appena al 25%.