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Apple, un fondo pensione italiano ha votato contro Tim Cook alla guida

Author: Wired

Il Fondo Cometa, principale fondo pensione italiano che detiene un pacchetto di azioni Apple da 65 milioni di dollari, ha votato contro la rielezione di Tim Cook ad amministratore delegato della compagnia, di Art Levinson a presidente e per la riduzione del compenso di Cook, pari a 1.177 volte quello medio dei lavoratori di Apple.

I due dirigenti della multinazionale di Cupertino, tra le più ricche al mondo, sono stati contestati da Cometa per le gravi preoccupazioni che permangono sulla piena libertà sindacale e sul pieno rispetto dei diritti umani lungo la catena dei fornitori Apple”.

Uno studio dell’associazione KnowTheChain ha rilevato due casi di presunto sfruttamento del lavoro forzato presso alcuni fornitori e la stessa Apple, nel 2021, ha ammesso di imporre ai propri lavoratori la firma di accordi di riservatezza per impedirgli di segnalare comportamenti aziendali inappropriati, sotto la minaccia di ritorsioni.

Il rapporto ha poi denunciato anche il fornitore cinese Foxconn, per aver costretto i propri dipendenti a lavorare in condizioni ad alto rischio di contagio, durante la pandemia da Covid-19, e di aver poi represso con la forza le loro proteste, usando la vigilanza aziendale.

Infine, Cometa ha votato contro l’esorbitante compenso percepito da Tim Cook, 1.177 volte superiore a quello medio percepito di lavoratori e dalle lavoratrici Apple. Una pratica contraria ai criteri di sostenibilità delle remunerazioni sostenuti dal Fondo.

Nonostante il voto espresso non contribuirà a un’effettiva rimozione di Cook e Levinson dai loro incarichi, o a una diminuzione del salario dell’amministratore delegato, rappresenta comunque un forte segnale di come l’attenzione di alcuni azionisti si stia spostando nuovamente verso la tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, l’equità retributiva e la trasparenza nella governance aziendale.

Cometa è il fondo pensione dei i lavoratori e le lavoratrici dell’industria metalmeccanica, dell’installazione impianti e settori affini e del settore orafo e argentiero. Nato nel 1997 da un accordo tra le organizzazioni di categoria delle imprese e i sindacati, conta oggi 440 mila iscritti e un patrimonio di 13 miliardi di euro.

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Infrastrutture, il futuro in mostra alla Triennale

Author: Wired

Un viaggio nel futuro delle infrastrutture per riflettere sul valore delle grandi opere e sulla necessità di definire un programma a lungo termine di sviluppo nel settore, che sia in grado di migliorare la vita delle attuali e future generazioni. È questo il racconto della mostra Costruire il futuro. Infrastrutture e benefici per persone e territori inaugurata il 3 marzo e promossa da Webuild con Triennale Milano, dove resterà aperta al pubblico gratuitamente fino al 26 marzo 2023. Presenti all’inaugurazione, Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, e Stefano Boeri, presidente della Triennale Milano.

Oggi ci sono nel paese la volontà e la necessità di cambiare, dobbiamo trasformare in concreto le possibilità che ci offre il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – ha dichiarato Salini, amministratore delegato di Webuild -. Spesso c’è stata mancanza di risorse, ma oggi non abbiamo scuse e questa opportunità ci pone di fronte ad una grande sfida, quella di creare infrastrutture sostenibili e con esse lavoro, dando un futuro alle prossime generazioni. Quando si riesce a realizzare opere come il nuovo Canale di Panama, le dighe più alte del mondo, le ferrovie più lunghe, le linee ad alta velocità, ospedali e strade, dobbiamo pensare che il limite a quello che immaginiamo è solo temporale, non di competenza. Come la testa della nostra Tbm Stefania,
che abbiamo esposto proprio all’ingresso della mostra per tutti i cittadini. Fare infrastrutture, con la consapevolezza sostenibile che abbiamo oggi, vuol dire generare valore e bellezza per i territori e le persone”, ha concluso Salini.

Il tema delle grandi opere si intreccia con lo sviluppo della qualità della vita e con la redistribuzione nel territorio delle infrastrutture essenziali per la società – aggiunge Boeri –. Dalla collaborazione con Webuild è nata l’idea di una mostra che mette in scena una lunga storia di successi infrastrutturali insieme al punto di vista di un gruppo internazionale e selezionato di progettisti del paesaggio”. Ad accogliere i visitatori, all’ingresso della mostra, è la testa della Tbm Stefania, una delle sei talpe meccaniche impiegate da Webuild per scavare le gallerie della nuova linea M4 di Milano. La testa di Stefania ha un diametro di 6,7 metri e un peso di 58 tonnellate. Stefania è avanzata nel suolo del capoluogo lombardo a una velocità media di 18,5 metri al giorno, scavando più di 3 chilometri della linea che attraverserà la città da est a ovest. 

Un asse fondamentale che, grazie all’inaugurazione nei prossimi mesi della stazione San Babila,
collegherà in soli 12 minuti l’aeroporto di Linate al cuore del capoluogo lombardo. La mostra si sviluppa in otto aree tematiche lungo la curva del piano terra del Palazzo dell’arte con un racconto immersivo delle opere che Webuild ha realizzato o sta realizzando in tutto il mondo, intervallato da una serie di installazioni site-specific di approfondimento create da architetti, paesaggisti, artisti e pensatori internazionali, che portano a riflettere sul ruolo delle infrastrutture per le persone e i territori.

Le prime sei aree raccontano, attraverso grandi installazioni immersive e racconti video, alcuni dei principali progetti portati avanti da Webuild, gruppo leader nella progettazione e costruzione di grandi infrastrutture su scala globale. Ogni sezione della mostra dialoga con una installazione site-specific, affidata a Triennale Milano. Questi approfondimenti critici – curati da Nina Bassoli e progettati per l’occasione da Fosbury Architecture, Michel Desvigne Paysagiste, Bureau Bas Smets, Studio Ossidiana con Giovanni Hänninen, Superflux, Catherine Mosbach con Shandor Chury (Ovvo studio) – aprono la riflessione a nuovi interrogativi, allargando lo sguardo agli ecosistemi dei quali le infrastrutture fanno parte, e all’incessante movimento di trasformazione che paesaggio e infrastrutture attuano continuamente e mutualmente.

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Zaino, come scegliere quello della misura giusta per voi

Author: Wired

Se come noi ne possedete molti, sicuramente non vi sarà sfuggito il fatto che le dimensioni di uno zaino vengono classificate in base ai litri. Il volume, o la capacità, è un fattore fondamentale da tenere presente quando si acquista un nuovo modello. Uno zaino da 15 litri, per esempio, andrà bene per le attività quotidiane, ma probabilmente non sarà abbastanza capiente per un viaggio di più giorni.

Valutare il volume di uno zaino in base alle sue dimensioni è sorprendentemente difficile. Confrontiamo due dei miei modelli preferiti: il Rains Mini misura 40x29x10 centimetri, contro i 45×14 circa dell’Heritage di Herschel. Anche se uno di fianco all’altro i due zaini possono sembrare piuttosto simili, quello di Rains contiene nove litri, mentre l’Heritage arriva fino a 21,5.

Ma come si calcolano esattamente i litri di uno zaino e qual è la misura giusta per voi? Per rispondere a queste domande abbiamo parlato con alcuni brand. Una volta stabilito quale sia il volume più adatto alle vostre esigenze, potete dare un’occhiata ai nostri consigli: consultate le nostre guide sui migliori zaini per i pendolari, i modelli perfetti per console e videogiochi oppure le borse più comode per monopattini

Come si calcola il volume

Herschel Heritage Backpack

Herschel Heritage Backpack

HerschelRains Backpack Mini

Rains Backpack Mini

Rains

Quando si parla di litri, il pensiero va subito all’acqua. Anche se alcune aziende riempiono i loro zaini di liquidi, c’è un modo più asciutto per determinare la capacità di un modello. Secondo Ahren Bonnema, product design manager di JanSport, la maggior parte dei brand utilizza piccole palline di plastica (simili a quelle da ping pong).

Riempiamo uno zaino con queste palline, chiudiamo tutto con una cerniera e poi versiamo le palline in un cilindro graduato molto grande con linee laterali che segnano i litri – spiega Bonnema –. Sembra un metodo po’ primitivo, ma è sorprendentemente preciso ed è lo standard industriale usato dalla maggior parte dei brand di zaini“.

Dal momento che un dato come il volume dovrebbe essere universale, la speranza è che le indicazioni siano omogenee a prescindere dalla marca. “Ho misurato personalmente decine di zaini della concorrenza e non è raro imbattersi in imprecisioni“, aggiunge però Bonnema. A pensarla così sono anche innumerevoli forum e discussioni su Reddit. I recensori di Tree Line Review, per esempio, hanno scoperto che in diversi casi il volume dichiarato dalle aziende e quello effettivo erano diversi (per le loro misurazioni invece delle palline hanno usato dei fagioli ). Quelli di JanSport non erano tra i modelli esaminati dal sito.

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Economia Tecnologia

Yahoo vuole licenziare quasi tutti i dipendenti in Italia

Author: Wired

Yahoo vuole fare*__ tabula rasa__* in Italia. La multinazionale californiana, che nel 2024 compierà 30 anni, ha annunciato di voler tagliare quasi tutti i posti di lavoro delle sue sedi italiane. Lo apprende Wired da fonti confidenziali vicine alle partita, che hanno richiesto l’anonimato per poter contribuire a questo articolo. Delle 21 persone attualmente impiegate ne rimarrebbero due, secondo i piani divulgati dall’azienda. Un taglio netto, distribuito sui vari uffici della compagnia a Milano, Roma e Rieti. Al momento è questa la comunicazione piombata sui lavoratori italiani da parte dell’azienda, che mercoledì 1 marzo ha in calendario un incontro con i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per esporre le ragioni del taglio.

La situazione:

  1. I licenziamenti mondiali
  2. Il caso Italia
  3. Stop ai contenuti

I licenziamenti mondiali

Yahoo è uno degli ultimi colossi tech a far scattare le forbici. Il 9 febbraio scorso l’annuncio: entro fine anno fuori il 20% dei dipendenti. Nel mirino c’è in particolare la divisione pubblicità digitale: per metà delle forze impiegate la società di Sunnydale, California, ha previsto l’uscita. L’obiettivo sarebbe di licenziarne già mille nel primo mese. Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, il fondo di di investimenti Apollo Global Management, che ha acquisito il 90% di Yahoo nel 2021 per 5 miliardi di dollari, vuole concentrare tutte le risorse sulla piattaforma demand side (Dsp) di programmatic advertising (la compravendita automatizzata di spazi pubblicitari online).

Il caso Italia

L’onda lunga dei licenziamenti arriva anche in Italia. Al momento la posizione dell’azienda prevede una riduzione ai minimi termini della presenza nel Belpaese, già ridotta pesantemente negli anni scorsi. Già nel 2014 la multinazionale aveva deciso per un taglio del 20% dell’organico in Italia. Nel 2016 l’annuncio di perdite per oltre 4,4 miliardi di dollari aveva causato un nuovo round di interventi per snellire l’organico. Ora l’ultima doccia da fredda, che lascia intendere una dismissione delle attività sul territorio. 

Tutto ora deve passare dai negoziati con i sindacati e con le parti sociali, che potrebbero indurre l’azienda a rivedere la strategia, facendo un passo indietro. Vedi il caso di Meta. La holding che controlla Facebook, Instagram e Meta, ha raggiunto un accordo con i sindacati sul piano di riorganizzazione di 11mila esuberi annunciato a livello mondiale dal fondatore Mark Zuckerberg lo scorso novembre. Gli esuberi calano dai 23 iniziali a 12. E, inoltre, l’unico criterio di scelta per i licenziamenti diventa l’adesione all’uscita volontaria delle lavoratrici e del lavoratori.

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Congedo mestruale, la proposta di legge in Italia

Author: Wired

Dopo il caso del liceo artistico Nervi Severini di Ravenna – il primo in Italia a introdurre il congedo mestruale, con la possibilità di accedere fino al due giorni al mese di assenze giustificate – altre scuole hanno seguito il suo esempio. Recentemente anche il liceo classico Pilo Albertelli di Roma è stato la prima scuola del Lazio a garantire questa misura agli alunni che presentano un certificato medico sulle patologie di dismenorrea, vulvodinia ed endometriosi

Ma le novità non sono finite qui: il congedo mestruale è stato inserito in un disegno di legge (ddl) in tre articoli, depositato alla Camera il 21 febbraio 2023. Non è la prima volta che in Italia viene depositata una proposta simile: nel 2016, su iniziativa dei deputati Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato del Pd, era stato depositato alla Camera un ddl sul congedo mestruale che non è mai stato approvato

La proposta di legge 

La proposta è stata firmata dalla deputata Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra, ma ha il sostegno di tutto il gruppo ed è stata co-firmata da Luana Zanella, Angelo Bonelli, Francesco Borrelli, Francesca Ghirra, Eleonora Evi, Nicola Frantoianni, Devis Dori, Marco Grimaldi, Francesco Mari e Filiberto Zaratti. 

Il ddl è composto da tre articoli: il primo prevede la possibilità per chi presenta un certificato medico all’inizio dell’anno scolastico di assentarsi da scuola per un massimo di due giorni al mese, senza che i giorni di riposo costituiscano un problema in sede di scrutinio. Per chi frequenta la scuola ma non ha ancora raggiunto la maggiore età è prevista anche la presentazione della giustificazione dei genitori. Il secondo articolo è invece dedicato al mondo del lavoro e alle dipendenti con qualsiasi tipo di contratto che soffrono di dolori causati dal ciclo mestruale: coloro che presentano una certificazione medica all’inizio dell’anno avranno la possibilità di stare a casa due giorni al mese e riceveranno una retribuzione al 100%. Il terzo articolo, invece, riguarda la possibilità di accedere alla contraccezione gratuita in farmacia con la ricetta. La pillola anticoncezionale, infatti, viene prescritta alle persone che soffrono di disturbi legati al ciclo mestruale. 

La situazione negli altri paesi 

In Europa la Spagna ha fatto da apripista: è stato il primo paese europeo a introdurre il congedo per le persone che soffrono di dolori legati al ciclo mestruale che presentano il certificato medico. In Corea del Sud dal 1953 è previsto un giorno di assenza non retribuito per i lavoratori che ne hanno necessità. In Giappone e in Indonesia una legge sul congedo mestruale esiste già da moltissimo tempo, rispettivamente dal 1947 e dal 1948. Inoltre, la possibilità di accedere ai giorni di riposo durante il ciclo mestruale esiste anche in alcune province della Cina, a Taiwan, in Vietnam e in Zambia