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La gonorrea è sempre più resistente ai farmaci

Author: Wired

A un occhio non allenato, il comunicato stampa diffuso dal Dipartimento di sanità pubblica del Massachusetts due settimane fa può sembrare piuttosto anonimo. Era formulato con un linguaggio era un po’ inquietante, seppur scelto con cura: gli analisti avevano scoperto un ceppo di gonorrea che mostrava una “risposta ridotta a diversi antibiotici in un paziente, che successivamente però era stato curato, insieme a un’altra persona con un’infezione simile .

Per un civile, l’annuncio può essere paragonato all’urto con una piccola onda in barca: un momento di squilibrio dopo il quale tutto ritorna alla normalità. Ma per chi si occupa di salute pubblica e di medicina, la sensazione è stata quella di aver avvistato l’iceberg a bordo del Titanic.

Il vero messaggio che si nascondeva all’interno del comunicato era che una malattia antica e basilare alla quale praticamente non pensiamo più – nonostante solo negli Stati Uniti colpisca quasi 700mila persone ogni anno – sta sviluppando una resistenza contro gli ultimi antibiotici disponibili per curarla. Se la gonorrea riuscirà a sfuggire a questi farmaci, le uniche opzioni a nostra disposizione saranno la ricerca disperata di altri medicinali non ancora approvati o il ritorno a un’epoca in cui la mancata cura della patologia causava artriti invalidanti, rendeva ciechi i neonati e e portava alla sterilità a causa dei danni ai testicoli negli uomini e della malattia infiammatoria pelvica nelle donne.

Per i professionisti, l’aspetto più preoccupante della vicenda è che avevano previsto l’arrivo dell’iceberg. La gonorrea non è come il Covid-19, un nuovo agente patogeno che ci ha colto di sorpresa rendendo necessari sforzi eroici nella ricerca e nelle terapie. È un nemico ben noto, vecchio come il mondo, con una risposta prevedibile alle cure e uno storico altrettanto prevedibile di resistenza agli antibiotici.

Ciononostante, la malattia sembra essere un passo avanti a noi. La scoperta fatta in Massachusetts “è allarmante“, sottolinea Yonatan Grad, medico e ricercatore di malattie infettive e professore associato presso la T.H. Chan School of Public Health di Harvard, “è l’affermazione di una tendenza che sapevamo essere in atto. E la previsione è che la situazione peggiorerà“.

Opzioni ridotte

Il dipartimento di sanità pubblica del Massachusetts ha dichiarato che al paziente citato nel comunicato è stato diagnosticato un nuovo ceppo di gonorrea che presentava una serie di caratteristiche mai rilevate prima in un campione batterico negli Stati Uniti, tra cui l’allele penA60, una firma genomica già riscontrata in pazienti nel Regno Unito, in Asia e in una persona in Nevada. Tuttavia dall’analisi genomica è emerso anche che il ceppo presentava per la prima volta anche una resistenza completa a tre antibiotici e una certa resistenza ad altri tre. Uno di questi è il ceftriaxone, una cefalosporina iniettabile che negli Stati Uniti viene usato come farmaco di ultima istanza.

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Green economy: di cosa parliamo

Author: Wired

Negli ultimi anni l’economia si sta pian piano impegnando a minimizzare il proprio impatto sul mondo, aumentando l’attenzione per l’ambiente e, più in generale, per il pianeta. È il fenomeno della cosiddetta green economy, ormai divenuta anche per l’opinione pubblica una strada maestra da seguire.

Le cose da sapere:

  1. Che cos’è la green economy
  2. Nuovo modello di sviluppo
  3. Nuovi lavori
  4. Gli obiettivi sostenibili dell’Onu

Pannelli solari in FranciaCome usare i parcheggi per produrre energia solare

In Francia il Senato ha approvato una proposta che prevede l’installazione di pannelli solari nei grandi parcheggi, che assicurerebbe più energia rinnovabile nelle aree urbane

Che cos’è la green economy

Come riportato in una comunicazione sul sito del dipartimento per le Politiche estere, secondo l’enciclopedia Treccani l’economia verde è il “modello teorico di sviluppo economico che prende in considerazione l’attività produttiva valutandone sia i benefici derivanti dalla crescita, sia l’impatto ambientale provocato dall’attività di trasformazione delle materie prime”.

In particolare – si legge ancora – l’economia verde è una forma economica in cui gli investimenti pubblici e privati ​​mirano a ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento, ad aumentare l’efficienza energetica e delle risorse, a evitare la perdita di biodiversità e conservare l’ecosistema”. 

In buona sostanza, per questo nuovo modello di sviluppo, l’obiettivo finale non è soltanto quello legato alla produzione, ma anche al tipo di conseguenze che essa può avere sull’ambiente. La green economy rappresenta quindi un investimento sul futuro sia da parte dei privati, sia da parte dello Stato, che interviene con finanziamenti pubblici.

Il più grande giacimento di terre rare europeo è stato scoperto in SveziaIn Svezia è stato scoperto il più grande giacimento europeo di terre rare

L’annuncio arriva dal gruppo minerario scandinavo Lkab, secondo le cui stime i depositi conterrebbero più di un milione di tonnellate di questi preziosi minerali

Nuovo modello di sviluppo

Proprio questa sinergia, alimentata da politiche governative utili a favorire una maggiore attenzione all’ambiente con proposte adeguate al luogo fisico in cui un’azienda è ubicata, è la chiave per favorire una piena attuazione di questo processo: il governo non può limitarsi solo a mettere paletti alle imprese, ma deve anche stimolare e incentivare comportamenti virtuosi che possano davvero portare a una produttività e a una crescita sostenibili.

Da questo punto di vista, crescita economica e rispetto per l’ambiente sono tutt’altro che antitetici. Pensando per esempio alle materie prime, è facile immaginare come un loro utilizzo sconsiderato possa portare a un impoverimento delle risorse. Avere meno risorse a disposizione fa sì che il loro costo aumenti e generi, parallelamente a un danno ambientale, anche un danno economico.

fotovoltaicoDal Mit arriva il “foglio” che rende fotovoltaica qualsiasi superficie

I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno sviluppato un pannello solare spesso quanto un foglio di carta: basta “srotolarlo” su un tetto per renderlo fotovoltaico

Nuovi lavori

Uno dei vantaggi generati dall’economia verde è senza dubbio la creazione di nuovi particolari posti di lavoro, i green jobs. Si tratta, per esempio, di impieghi nei settori dell’agricoltura, della manifattura, della produzione di energie rinnovabili, nonché in campi come la bioarchitettura e il riciclo.

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M&M’s ritira le sue mascotte: troppo politicamente corrette

Author: Wired

Le M&M’s sono diventate le ultime vittime della cosiddetta cancel culture, anche se sarebbe più giusto dire che si sono “cancellate” da sole. Negli Stati Uniti dopo un’accesa polemica portata avanti dal conduttore di punta del network televisivo conservatore Fox News Tucker Carlson, – che si è lamentato dei cambiamenti apportati ai nuovi testimonial dei confetti al cioccolato – questa settimana Mars Inc, l’azienda che produce gli M&M’s, ha deciso di mettere in pausa a tempo indeterminato le famose mascotte colorate.

Ricapitoliamo la vicenda dall’inizio. Le M&M’s sono finite per la prima volta nel mirino di Carlson all’inizio dell’anno scorso, quando, nell’ambito di una campagna per rendere il marketing dei confetti più inclusivo e unificante, la mascotte marrone delle M&M’s aveva smesso di indossare i tacchi a spillo e quella verde aveva abbandonato gli stivali in favore di un paio di sneaker. Il cambio di stile a quanto pare aveva indignato Carlson, al punto da spingerlo a dichiarare che “M&M’s non sarà soddisfatta fino a quando ogni singolo personaggio animato non diventerà del tutto sgradevole e androgino“, per poi aggiungere che l’azienda stava cercando di produrre un dolcetto con cui nessuno avrebbe voluto avere niente a che fare, e che “raggiungeremo l’equità una volta che avremo perso ogni interesse“.

Carlson non è stato l’unico ad esprime un’opinione forte in merito alla modifica. C’è chi si affrettato a chiedere “cos’hanno di sbagliato i tacchi a spillo?“, mentre altri, come l’edizione americana di Rolling Stone, hanno insistito sul fatto che l’azienda avrebbe dovuto “lasciare che la M&M verde facesse la sgualidrinella [nasty little slut, in originale, ndr]”. È stato però il commento di Carlson a rimanere più impresso. Una volta che il conduttore ha deciso di sposare la causa, parlare delle sue invettive è diventato più divertente che cercare di capire il motivo per cui alcune persone fossero così preoccupate dal genere, la sessualità o il sex appeal dei confetti.

Di recente, poi, la questione ha avuto ulteriori strasichi . A settembre, l’azienda ha introdotto una M&M viola, doppiata dalla comica americana Amber Ruffin. Il messaggio della colonna sonora usata nello spot di lancio della nuova M&M – che sfoggia dei normali stivaletti – era incentrato sull'”essere se stessi”. Inizialmente Carlson non è sembrato prestare attenzione alla nuova mascotte, finché, all’inizio di gennaio ha proclamato in una delle sue rubriche su Fox News che “le M&M’s woke sono tornate“, aggiungendo che la mascotte verde “forse è diventata lesbica” e definendo “obesa” quella viola.

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ChatGpt, siamo sicuri che non possa essere utile a scuola

Author: Wired

Quando a dicembre Kelly Gibson, un’insegnante di inglese americana delle superiori, si è imbattuta per la prima volta in ChatGpt, l’ansia esistenziale non ci ha messo molto a prendere il sopravvento. Mentre internet celebrava i testi solo in apparenza sofisticati prodotti dal chatbot di intelligenza artificiale (Ai) in risposta alle richieste degli utenti, molti docenti erano meno entusiasti. Se chiunque poteva chiedere a ChatGpt di “scrivere 300 parole sul significato del semaforo verde ne Il Grande Gatsby“, cosa avrebbe impedito agli studenti di far svolgere al bot i compiti al loro posto? In breve, hanno iniziato a circolare diverse teorie sull’arrivo di una nuova era contrassegnata da studenti che copiano di continuo o addirittura sulla fine dei temi scolastici e dell’istruzione: “Ho pensato: ‘Oh mio Dio, questo è letteralmente quello che insegno io‘”, racconta Gibson.

Ma in mezzo al panico, alcuni insegnanti intraprendenti vedono il ChatGpt come un’opportunità per ridisegnare la didattica e plasmare il futuro delle classi. Tra questi c’è anche Gibson. Dopo aver smaltito l’allarmismo iniziale, la docente ha passato le vacanze di Natale a trafficare con ChatGpt, trovando il modo di incorporarlo nelle sue lezioni. Ora, per esempio, potrebbe chiedere ai suoi studenti di generare un testo con ChatGpt e poi di modificarlo trovando gli errori del chatbot o migliorando il suo stile di scrittura. Gibson, che insegna da 25 anni, lo paragona ai più familiari strumenti tecnologici che migliorano, senza sostituire, la didattica e il pensiero critico: “Non so ancora come farlo bene, ma voglio che i chatbot Ai diventino come calcolatrici per la scrittura“, spiega.

La visione di Gibson di ChatGpt come strumento didattico fa emergere una questione cruciale: , nonostante sia in grado di scrivere testi simili a quelli delle persone, ChatGpt non ha l’intelligenza degli esseri umani. È una macchina statistica che a volte può rigurgitare o creare falsità e spesso ha bisogno di una guida e di ulteriori modifiche per fare le cose per bene.

Cambiare la prospettiva

A prescindere da questi limiti, Gibson è convinta di avere la responsabilità di portare ChatGpt in classe. La docente insegna in una zona dell’Oregon prevalentemente rurale, a basso reddito e popolata prevalentemente da persone bianche. Se gli unici studenti che possono fare esperienza con il bot sono quelli che hanno accesso a dispositivi connessi a internet a casa questo potrebbe il divario digitale potrebbe allargarsi ulteriormente

Altri docenti – che come Gibson rifiutano l’idea secondo cui ChatGpt  scatenerà un’apocalisse nel mondo dell’istruzione – suggeriscono che invece di portare alla fine dell’istruzione il chatbot potrebbe attirare l’attenzione sui problemi già presenti nel sistema: “Un altro modo di pensare alla cosa non è come trovare nuove forme di valutazione, ma piuttosto quali sono le nostre priorità attuali nell’istruzione. È possibile che non funzionino più“, dice Alex Taylor, ricercatore e docente che insegna l’interazione uomo-macchina alla City University di Londra.

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Google, perché gli Stati Uniti hanno fatto causa

Author: Wired

Google deterrebbe un monopolio illegale sul mercato della pubblicità online. Con questa accusa, il Dipartimento di giustizia e otto stati statunitensi hanno intentato una causa contro la società di Mountain View, proponendo peraltro una separazione netta tra le attività aziendali che riguardano tale settore e tutte le altre, perseguibile attraverso la cessione da parte del colosso dei prodotti tecnologici utilizzati per le prime.

Google, che attraverso i propri servizi di promozione per le aziende incassa più dell’80% dei propri ricavi, “ha utilizzato – osserva il procuratore generale Merrick B. Garlandcomportamenti anticoncorrenziali, esclusivi e illegali per eliminare o ridurre drasticamente qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali”.

In particolare, “per 15 anni – prosegue – Google ha perseguito una condotta che le ha consentito di arrestare l’ascesa di tecnologie rivali, manipolare i meccanismi delle aste per isolarsi dalla concorrenza e costringere inserzionisti ed editori a utilizzare i suoi strumenti”.

La causa, che potrebbe approdare in tribunale nel prossimo settembre, non è la prima nei confronti della big tech californiana. Già nel 2020 il dipartimento aveva infatti denunciato la società con l’accusa di aver cercato di proteggere illegalmente la propria posizione monopolistica nel mercato dei motori di ricerca online.

Quella del Dipartimento di giustizia, secondo il vicepresidente per la pubblicità globale di Google Dan Taylor, “un’argomentazione errata, che rallenterebbe l’innovazione, aumenterebbe le tariffe pubblicitarie e renderebbe più difficile la crescita di migliaia di piccole imprese ed editori”.

Il dipartimento – prosegue Taylor – ci chiede di liquidare due acquisizioni che sono state esaminate dalle autorità di regolamentazione statunitensi 12 anni fa (AdMeld) e 15 anni fa (DoubleClick)” e “da allora, la concorrenza in questo settore è solo aumentata”. Il dipartimento starebbe quindi “tentando di riscrivere la storia a spese di editori, inserzionisti e utenti di Internet”.

L’attuale amministrazione – aggiunge il dirigente – ha sottolineato il valore dell’applicazione dell’antitrust nella riduzione dei prezzi e nell’ampliamento della scelta per il popolo americano. Siamo d’accordo. Ma questa causa avrebbe l’effetto opposto, rendendo più difficile per Google offrire strumenti pubblicitari efficienti”.