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SCO versus IBM case resurrected

Someone cut off its head

A federal appeals court has now partially ruled in favour of the SCO Group, breathing new life into a lawsuit and a company – now bankrupt and nearly dead – that has been suing IBM for almost 15 years.

For those who came in late, UNIX distributor SCO attempted to claim it invented Linux and threatened to sue anyone who used it. SCO argued that the alleged presence of its proprietary code in the open source kernel devalued its proprietary code. By making the source code available, IBM had violated its licence agreement with SCO Group, according to SCO.

It might have been the biggest patent troll in history, but it was checked by IBM who took SCO to the cleaners before it could do too much damage.

Last year, US District Judge David Nuffer had ruled against SCO in two summary judgment orders, and the court refused to allow SCO to amend its initial complaint against IBM.

SCO soon appealed. On Monday, the 10th US Circuit Court of Appeals found that SCO’s claims of misappropriation could go forward while also upholding Judge Nuffer’s other two orders.

Along the way, SCO filed for bankruptcy, and the group claimed that anyone who used Linux owed them money. All the while, Novell successfully claimed ownership of the allegedly infringing code and agreed to indemnify Linux users.

If SCO is ultimately successful, it could stand to take in billions of dollars from IBM, but it is incredibly unlikely at this point.

SCO has argued that IBM essentially stole, or misappropriated, its proprietary code (known as UnixWare System Release 4, or SVr4) in the May 4, 2001, release of the “Monterey operating system”, a new version of UNIX designed for IBM’s “Power” processors.
However, this Monterey OS was incomplete, as it lacked a compiler.

According to the 10th Circuit: “IBM released for general distribution a version of its proprietary AIX for Power product that included the code. SCO thus argues that IBM released a ‘sham’ version of the Monterey system to legitimise its general distribution of the AIX for Power product containing Santa Cruz’s code. (Aplt. Br. 2, 13.) This is the essence of misappropriation claim.”

The case will now go back to Judge Nuffer in federal court in Salt Lake City.

Autore: edfu777 [AT] hotmail [DOT] com (Nick Farrell) Fudzilla.com – Home

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Alternativa alla PEC: tNotice, raccomandata elettronica con pieno valore legale

Alternativa alla PEC: tNotice, raccomandata elettronica con pieno valore legale

tNotice e Tiscali presentano un’alternativa approvata dal Ministero per l’invio di email certificate in alternativa alla PEC. Ecco come funziona la raccomandata elettronica.

Il tema della posta elettronica certificata (PEC) è sempre caldissimo in Italia: il mercato è in continua crescita con la PEC che viene sempre più attivata non soltanto da aziende e professionisti ma anche dai privati: Attivare la PEC non è solo cosa di professionisti e aziende. Crescono anche i privati.

Tiscali, con il preciso intento di offrire soluzioni digitali innovative e, allo stesso tempo, semplici, avvia un’interessante partnership con tNotice, azienda giovane e dinamica, per proporre la cosiddetta raccomandata elettronica.

La soluzione offerta da Tiscali e tNotice vuole colmare le lacune della raccomandata tradizionale e della PEC proponendosi come un servizio acquistabile al bisogno (non dev’essere versato alcun canone annuale) e compatibile con gli account email di qualunque provider.

Alternativa alla PEC: tNotice, raccomandata elettronica con pieno valore legale

La raccomandata elettronica, nella forma presentata da Tiscali e tNotice, garantisce pieno valore legale sulla base dell’autorizzazione ministeriale ottenuta (AUG/3432/2014) perché si inquadra nel concetto di “servizio elettronico di recapito certificato” ai sensi dell’art. 3 numero 36 del Regolamento dell’UE 910/2014 (EIDAS) e di quanto disposto dall’articolo 1 comma 1-ter del CAD (Codice dell’amministrazione digitale, D.lgs. 82/2005) che stabilisce “l’utilizzo di altro servizio elettronico di recapito certificato” alternativo alla PEC.tNotice spiega che la raccomandata elettronica è un passo in avanti rispetto alla PEC perché non vincola gli utenti al versamento di un canone mensile o annuale; oltre a garantire le prove dell’avvenuto invio e dell’avvenuta ricezione di dati (come fa la PEC) offre una certificazione del contenuto della comunicazione (per mezzo del Certificato Postale Forense o CFP), allegati compresi, superando in questo modo anche il valore probatorio della stessa raccomandata cartacea con avviso di ricevuta di ritorno; si invia da web come una normale email; i destinatari possono utilizzare qualunque tipo di indirizzo di posta elettronica; indica se e quando il destinatario visualizza e legge il messaggio (la PEC garantisce solo la consegna dell’email).
tNotice può essere usata tra imprese, privati e pubblica amministrazione nonché per la notifica di qualunque tipo di documento, eccezion fatta per la comunicazione di atti giudiziari e di violazione al codice della strada.

Il costo è di 1 euro per l’invio di ciascuna raccomandata elettronica con ricevuta di accettazione senza ricevuta di consegna; per chi fosse interessato anche al CPF di consegna, il prezzo sale a 1,5 euro.

La pagina di riferimento su Tiscali è questa mentre questa è la pagina di registrazione su tNotice.

Autore: IlSoftware.it

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Wind: ecco come attivare Wind Smart 7 Gold Limited Edition con 10 Giga in 4G a soli 7 Euro

Wind permetterà agli utenti provenienti da altri operatori o anche a nuovi clienti di attivare la nuova Wind Smart 7 Gold Limited Edition la quale al solo costo di 7€ ogni 4 settimane permetterà agli utenti di ricevere la bellezza di 1000 minuti di chiamate verso tutti sia su rete mobile che su rete fissa nazionale quindi anche 10GB di traffico dati a 2G/3G/4G. Un’offerta decisamente interessante che di certo potrà invogliare molti utenti che vogliono cambiare operatore in cerca di molti GB di traffico dati non spendendo una fortuna.

Come attivare la Wind Smart 7 Gold Limited Edition? La procedura è decisamente semplice visto che gli utenti provenienti da altri operatori o anche chi vuole attivare una nuova SIM potrà chiedere la prenotazione dell’offerta direttamente nel portale specifico di Wind a questo indirizzo e dunque solo in maniera online e con spedizione a domicilio potranno ricevere la SIM e dunque l’attivazione.

Il tutto in maniera completamente gratuita per quanto concerne le spese di spedizione e al momento fino al prossimo 19 novembre salvo proroghe successive. Interessante il fatto che una volta attivata l’offerta ad edizione limitata il cliente potrà attivare anche ulteriori opzioni come avere 200 SMS in più al prezzo di 1€ ogni 4 settimane. Non solo perché si potranno aggiungere anche i minuti illimitati al costo di 5€ ogni 4 settimane senza costi aggiuntivi.

Riepilogando la nuova Wind Smart 7 Gold Limited Edition prevede al prezzo di 7€:

  • 1000 minuti di chiamate verso tutti
  • 10GB di traffico dati fino a 4G
  • +200 SMS con 1€ ogni 4 settimane
  • +minuti illimitati verso tutti con 5€ ogni 4 settimane

Per l’attivazione della nuova offerta gli utenti dovranno pagare 8€ mentre pagheranno 18€ se dovessero cambiare operatore prima di 24 mesi. Il costo di una nuova sim Wind è di 10 euro con 1 euro di traffico incluso e sarà obbligatorio acquistare anche una ricarica del valore di 15 euro per coprire il costo di attivazione dell’offerta e del primo rinnovo anticipato. Quindi il costo iniziale totale sarà di 25 euro. Alla consegna della SIM il cliente Wind dovrà firmare il contratto e fornire una copia fronte o retro del suo documento d’identità indicato al momento della richiesta. Sarà chiaramente necessaria la presenza dell’intestatario della nuova SIM. Entro 48 ore dalla consegna, la SIM sarà attiva con l’offerta scelta.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Italia 2025, boom dell’auto elettrica anche in Italia

Le auto elettriche non sfondano in Italia, ma in poco meno di 10 anni cambierà tutto. Attualmente la quota di mercato è di circa l’1,19% (contro la media UE dell’8,5%), pari a 260mila veicoli, secondo l’ultima indagine di AlixPartners. Entro il 2025 però il numero di mezzi elettrici o ibridi raggiungerà quota 3,5 milioni su un parco complessivo di 35 milioni. Nella peggiore delle ipotesi si parla di cifre inferiori del 50%.

A prescindere che vengano superate le 3 milioni di unità, resta il fatto che le restrizioni sulle emissioni condizioneranno sempre di più le vendite. Per raggiungere l’obiettivo europeo di tagli di CO2 fissato per il 2021 i costruttori saranno costretti a ridurle ogni anno del 50%. E se da una parte appare come una sfida tecnicamente possibile, dall’altra bisognerà aspettarsi listini più alti. Già oggi il diesel sembra essere al limite e quanto ad esperienza d’uso non c’è paragone con il passato: i vecchi motori di grande cilindrata “giravano” meglio a detta di molti appassionati.

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Le grandi case europee hanno deciso di prepararsi al grande salto, ma collaborando. BMW, Daimler, Ford e Volkswagen Group (con Audi e Porsche) costruiranno entro il 2020, grazie alla joint-venture IONITY, una rete di 400 stazioni di ricarica elettrica veloce (350 kW) sulle principali arterie europee. Già a partire da quest’anno si parla di 20 stazioni in Germania, Norvegia e Austria e lo standard scelto è il Combined Charging System (CCS). Saranno posizionate a intervalli di 120 km grazie a partnership con i distributori Tank & Rast, Circle K e OMV. Nel 2018 verranno poi inagurate altre 100 stazioni.

“Il primo network pan-europeo HPC gioca un ruolo fondamentale per stabilire un mercato dei veicoli elettrici”, ha dichiarato l’AD Michael Hajesc. “IONITY consentirà di raggiungere il nostro comune obiettivo di fornire ai clienti ricarica veloce e possibilità di pagamenti digitali per agevolare i viaggi lunghi”.

tesla model 3
Model 3

L’intero progetto ricorda molto il modello di espansione di Tesla che oggi in Europa vanta già più di 1000 stazioni super-charger. L’azienda statunitense detiene il 22% del mercato elettrico ma questo vantaggio potrebbe dilapidarsi se si manifestasse un po’ di seria concorrenza nel suo segmento.

I dati finanziari del terzo trimestre 2017 sono stati negativi (-619 milioni di dollari) anche a causa del difficile lancio della Model 3 – la prima “economica” del gruppo. Il patron Elon Musk puntava a raggiungere una produzione di 20mila unità al mese entro fine anno, ma dovrà rimandare l’obiettivo al primo trimestre 2018. Da non domenticare poi la spada di Damocle di una proposta di legge dei Repubblicani, che vorrebbe tagliare l’incentivo di 7.500 dollari di cui godono oggi tutte le elettriche. Per i listini sarebbe un duro colpo.

La Nissan Leaf è leader incontrastata ma la Tesla attira un altro tipo di pubblico. Con i 12 nuovi modelli BMW previsti entro il 2025, i 10 modelli Mercedes entro il 2022 e gli 80 modelli Volkswagen entro il 2030 la musica è destinata a cambiare.

Autore: Dario D’Elia Tom’s Hardware

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Linux desktop has not jumped in popularity

Rumours of its popularity greatly exaggerated

Linux fanboys were dancing in the streets when NetMarketShare’s desktop operating system analysis, which showed Linux leaping from 2.5 percent in July, to almost 5 percent in September.

The news was seen as living proof that 2017 was the year of the Linux desktop and that things would only get better for next year.

Sadly though it was all a terrible mistake Vince Vizzaccaro, NetMarketShare’s executive marketing share of marketing has said that the reported Linux share was incorrect.

“We are aware of the issue and are currently looking into it,” he said.

According to the US federal government’s Digital Analytics Program (DAP) shows desktop Linux, as usual, hanging out in “other” at 1.5 percent.

Windows, as always, is on top with 45.9 percent, followed by Apple iOS, at 25.5 percent, Android at 18.6 percent, and macOS at 8.5 percent.

The figures are the US-based so they over emphasis Apple. Linux tends to do better in poorer parts of the world where people have to justify spending money on more important functions such as power, stability rather than just the logo on the case.  .

The article does, however, acknowledge that Linux’s real market share is probably a little higher this month.

Autore: edfu777 [AT] hotmail [DOT] com (Nick Farrell) Fudzilla.com – Home