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Chris Evans e Ana de Armas rispondono alle domande del web

Author: Wired

La barba di Chris Evans è vera?”, “Ana de Armas è una Bond girl?”,Conosce le arti marziali?” e tante altre curiosità: Chris Evans, l’attore che tutti ricordiamo nel ruolo di Captain America nella saga della Marvel, e Ana de Armas, l’attrice cubana che abbiamo visto nei panni di Marilyn Monroe nel film Blonde, uscito nel 2022, rispondono alle curiosità più cercate sul web sul loro conto. I due hanno recitato insieme in Ghosted, il film d’azione diretto da Dexter Fletcher, uscito su Apple Tv+ a fine aprile di quest’anno, dove interpretano due innamorati coinvolti in una missione.

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Asteroid City di Wes Anderson: un alieno (non) ci salverà

Author: Wired

Un drammaturgo ricrea su un palcoscenico teatrale una cittadina desertica nel bel mezzo della Monument Valley americana, Asteroid City, dove si fanno continui testi di bomba atomica e studi astrofisici di alto livello. Siamo negli anni 50, un prologo, tre atti, e un epilogo ci raccontano una famiglia reduce da un lutto, un’attrice intenta a provare le sue scene e un’intera comunità alle prese con un inaspettato (quanto simpatico) incontro del terzo tipo.

Asteroid City di Wes Anderson un alieno ci salverà

Nel cinema di Wes Anderson arriva un alieno, e nessuno si stupisce perché il suo cinema è sempre stato alieno, outsider, felice portatore sano di diversità variopinte. In questa sua nuova opera, che lo vede tornare in concorso a Cannes due anni dopo The French Dispatch, inserisce tutti i temi, gli attori, gli elementi e i colori che gli sono più cari. Ci troviamo di nuovo di fronte a un film dalla maniacale cura formale, in cui ogni dettaglio e colore è assolutamente voluto e studiato, interpretato da un cast insieme corale e stellare.

Agli attori cari al regista dei Tenenbaum Jason Schwartzman, Adrien Brody, Tilda Swinton, Edward Norton, Willem Dafoe, Jeffrey Wright, Liev Schrieber e Rupert Friend si aggiungono Tom Hanks, Steve Carell, Scarlett Johansson, Bryan Cranston, Steve Carell, Margot Robbie, Hope Davis e Matt Dillon. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ogni film di Anderson andrebbe visto anche solo per scoprire la nuova performance che ognuno di loro riesce a offrire alle prese con il proprio bizzarro personaggio di turno. Ironia della sorte – cioè di Wes Anderson, perché nulla sul suo set è lasciato al caso – stavolta a rubare la scena a tutti è un alieno che appare pochi minuti e resta più impresso di tutti.

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In Killers of the Flower Moon, De Niro è il Padrino, anzi, il re

Author: Wired

In Killers of the Flower Moon De Niro è il Padrino anzi il re

Melinda Sue Gordon

Finisce in mezzo al machiavellico piano il povero Ernest Burkhart, reduce dalla prima guerra mondiale con tanta voglia di metter su famiglia e iniziare una nuova vita. Lo farà, innamorandosi di Mollie (una Lily Gladstone da Oscar) e credendo di far parte di una famiglia, senza mai accorgersi pienamente di essere soltanto una marionetta nelle mani del grande burattinaio, lo “zio” Hale, determinato ad attuare il suo piano diabolico (di sterminio, diciamolo pure) ad ogni costo, nel nome del dio denaro (o petrolio).

Basandosi sull’omonimo libro-inchiesta del 2017, scritto dal giornalista americano David Grann, Scorsese si concede il lusso di firmare un film-denuncia sull’avidità, la corruzione, il razzismo e la malvagità del popolo americano a discapito dei nativi senza mai rinunciare neanche un istante allo spettacolo puro, al respiro grande, estetizzante, evocativo e pieno di passione degno del suo migliore cinema.

Un crime epico, poetico e violento al tempo stesso, con un cast grandioso (Jesse Plemons e Brandan Fraser sono titanici in due ruoli “minori”) in cui come al solito spicca Leonardo Di Caprio. L’attore, che non ha mai sbagliato un ruolo in vita sua e deve molto alla cinematografia di Scorsese, qui firma l’ennesima performance memorabile, nei panni tutt’altro che eroici dell’americano un po’ tonto un po’ arrivista, complice suo malgrado di un destino sanguinario molto più grande di lui.

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Fast X è fanfiction in purezza

Author: Wired

Fast X è appena sbarcato nelle sale italiane e secondo le previsioni incasserà almeno trecento milioni di dollari al botteghino. Tuttavia, la saga cinematografica non è nata per diventare un fenomeno mondiale. La produzione del primo capitolo, Fast & Furious, risale al giugno 2001 e ai tempi fruttò solo quaranta milioni di dollari nel weekend di apertura. Con il tempo i sequel si sono però guadagnati un bacino di pubblico cospicuo e fedele. Il successo è dovuto al fatto che i registi, – tra questi Justin Lin, F. Gary Gray, John Singleton e James Wan – sono stati tanto in gamba da capire cosa fosse realmente la saga: una fanfiction per devoti dei film d’azione. Questo non vuol dire che le sceneggiature di Fast & Furious non abbiano dei pregi. Nel corso degli anni la produzione si è affidata a decine di sceneggiatori qualificati, ognuno dei quali si è basato sui personaggi creati da Gary Scott Thompson nel primo film. Piuttosto, la dimensione fanfiction si concretizza nel modo in cui che la saga sia riuscita ad arruolare attori celebri per ruoli da action hero.

Charlize Theron, reduce da osannate pellicole d’azione come Mad Max: Fury Road e Atomic Blonde, appare nei panni di una cyber-terrorista. Jason Statham, superstar britannica di picchia-duro, si aggira in Fast & Furious 6 con l’aria di essersi perso mentre si dirigeva sul set del prossimo capitolo di Transporter, per interpretare un agente dell’MI6 diventato mercenario. Dwayne “The Rock” Johnson, per il quale non servono introduzioni, si manifesta con la sua figura imponente dal quinto capitolo in avanti per impersonare un agente governativo. Statham e Johnson vantano poi un film tutto loro: Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw. In Fast X, il Jason Moamoa di Aquaman si riunisce con la ex collega diGame of Thrones Nathalie Emmanuel interpretando Dante Reyes, il figlio di un politico/affarista/signore della droga che la banda di Dom aveva ucciso circa quattro film prima. Ci sono poi Kurt Russell, la già citata Brie Larson e il figlio di Clint Eastwood, Scott.

Come scrisse un paio di anni fa Adam Rogers in un articolo sui crossover tra i fumetti e i loro adattamenti per il cinema per Wired US: “Gli spettatori adorano quando i loro personaggi preferiti si incontrano: è come quando si fanno baciare tra di loro delle bambole”. I film della saga non sono crossover nel senso tradizionale del termine, ma lo sono in termini di fanfiction. La differenza risiede nel fatto che anziché essere dei tentativi amatoriali, queste storie sono realizzate da sceneggiatori che hanno il numero di telefono dell’agente di Charlize Theron.

Il mondo dei fandom però sta cambiando. Le fanfiction esisteranno sempre, così come i forum su internet dedicati a film serie, fumetti, videogiochi e squadre sportive. Tuttavia, oggi, mentre il Marvel Cinematic Universe produce film con il pilota automatico, il franchise cinematografico della Dc ha intrapreso una nuova direzione sotto la guida del regista James Gunn e del produttore Peter Safran. Anche Star Wars sta modificando la propria rotta, e i fandom legati al cinema sono in fermento. Il pubblico sta iniziando a tornare nelle sale dopo la battuta d’arresto provocata dal Covid-19 e i prossimi incassi al botteghino saranno un indicatore fondamentale su ciò che gli spettatori desiderano.

In questo senso, Fast X potrebbe essere dare degli spunti interessanti. Se il film proseguirà nel solco del successo che ha riscosso fin qui, sarà la prova che i franchise possono costruirsi da soli un pubblico fedele piuttosto che affidarsi ai fan di qualche progetto esistente, che si riversano nei cinema per verificare come il loro fumetto/manga/videogioco preferito sia stato adattato per il grande schermo. Gli accoliti di Fast & Furious accorrono in saga a ogni nuovo capitolo della saga per scoprire quale star hollywoodiana si è unita alla squadra, ma vengono soprattutto per Dom e la vecchia banda. Anche questa settimana, mentre gli esperti del settore prevedono un grande weekend di apertura, le possibilità che i seguaci di lunga data amino l’ultimo (presumibilmente penultimo) film sono discrete. Sono una famiglia, e non si voltano le spalle alla famiglia.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

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Ben Affleck vuole cambiare Hollywood

Author: Wired

Uno dei miei ricordi più belli risale a quando trovai un assegno di quattrocento dollari nella cassetta della posta, che ho ottenuto grazie ai diritti d’autore proprio in un momento in cui ero sull’orlo della bancarotta. Non so se sia corretto definirla così, visto che non possedevo praticamente nulla. Se sei un attore e lavori per una settimana in uno show televisivo di grande successo, ti aspetti di poter guadagnare un po’ di soldi dalle rendite legate al programma, e invece non è così. Così ho ideato un modello di retribuzione più equo.

Ovviamente ora, con lo sciopero della Writers Guild of America, a Hollywood si percepisce ancora di più la necessità di cambiare.

Lo sciopero serve proprio a questo, per far sì che i lavoratori del settore vengano compensati equamente, adattando il mercato alla realtà dello streaming. Non pretendo di parlare a nome della Wga, loro sono più bravi a comunicare i loro obiettivi. Ma non è un segreto che l’avvento dello streaming abbia influito negativamente sul pagamento dei diritti d’autore; per questo è necessario rendere il lavoro più equo in termini di retribuzione.

Ci si dimentica che sono proprio i diritti d’autore a pagare le bollette degli artisti tra un impiego e l’altro.

Una volta, se eri un attore o uno scrittore, queste rendite erano davvero fondamentali per mantenere la stabilità economica. Chi lavora nel settore dell’intrattenimento non ha un contratto a tempo indeterminato. A volte il telefono smette di squillare. È un lavoro volubile. È capriccioso. Non esistono solo i pochissimi che riescono ad avere grande successo, ci sono anche tutti gli artisti che cercano di sopravvivere nel campo.

Questo influisce sul tipo di film che Artists Equity produce, giusto?

Air, per molti versi, critica l’aspetto del capitalismo che è storicamente e palesemente ingiusto, perché radicato nel concetto secondo cui se investi il capitale, verrai ricompensato. Questo modo di pensare deve cambiare. È quello che sto cercando di fare, ed è ciò che la Wga sta tentando di conquistare in termini più ampi. Se vogliamo adottare il capitalismo, che ha portato a grandi iniquità, dovremmo almeno dare il giusto riconoscimento agli esseri umani che lavorano duramente e creano un mondo migliore. Dovrebbero essere ricompensati almeno quanto gli investitori.

Qual è il modo migliore per spiegare Artists Equity?