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Da Elemental a Elio, ecco quali saranno i prossimi film Pixar

Author: Wired

C’è grande attesa, all’inizio della prossima estate, per l’arrivo del nuovo film Pixar, Elemental. Nel corso dei decenni, infatti, la casa d’animazione ora proprietà della Disney ci ha abituato a meravigliose e sognanti avventure in 3D. Di recente, però, anche questo colosso dell’animazione ha prodotto risultati alterni, da titoli entusiasmanti come Luca e Red ad altri che hanno covninto meno il pubblico, come Soul e soprattutto Lightyear, spin-off di Toy Story. Ora appunto tutti i riflettori sono puntati sulla nuova pellicola che, come si vede nel trailer diffuso nelle scorse ore, è ambientato a Element City, una metropoli i cui abitanti hanno la forma dei quattro elementi naturali: fuoco, acqua, terra e aria.

Nella migliore delle tradizioni, in una società in cui i quattro gruppi elementali stanno alla larga gli uni dagli altri al motto di “Gli elementi non si mischiano”, due giovani, Ember e Wade, composti rispettivamente di fuoco e di acqua, scoprono un’improvvisa attrazione l’una per l’altro e, sfidando le convinzioni, capiranno finalmente che gli opposti si attraggono e che c’è molto di più del destino tracciato per loro dalle rispettive famiglie. Il film, diretto da Peter Sohn (Il viaggio di Arlo), uscirà nelle sale il prossimo giugno, ma porterà con sé anche un piccola, grande sorpresa.

Un grande ritorno

Com’è tradizione per i film Pixar, infatti, anche Elemental sarà preceduto da un corto e questa volta si tratterà di Carl’s Date. Chi è Carl? Ma ovviamente Carl Fredricksen, il burbero ma in fondo anche tenero vecchietto che tanto ci aveva fatto commuovere in Up: in questa nuova avventura l’anziano accetterà non senza riluttanza la proposta di un appuntamento con un’arzilla signora ma, completamente ignaro di come funzionino le dinamiche di corteggiamento, si farà aiutare nientemeno che da… Dug, il cane vispo e combinaguai diventato ormai suo inseparabile compagno. Il corto sarà ancora più commovente, almeno in originale, perché si tratta dell’ultima interpretazione dell’attore Ed Asner, scomparso nell’agosto 2021 non prima di aver doppiato le nuove battute di Carl.

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Città immaginarie: le 20 più straordinarie tra cinema e serie Tv

Author: Wired

L’urbanistica cinematografica è una disciplina in continua evoluzione che suscita sentimenti contrastanti. Le città immaginarie del grande schermo – ma anche quelle di alcune serie televisive- non contemplano le mezze misure: o sono luoghi idilliaci che raccontano utopie possibili o sono luoghi ostili e oscuri, da cui si vorrebbe scappare.

L’esempio più citato è sicuramente Metropolis, capolavoro di profezie architettoniche futuribili, rimasto per certi versi insuperato. Ma nel corso degli anni molti altri luoghi hanno tentato di strapparle lo scettro di regina delle città immaginarie, da quelle più spettacolari e grandiose, come Birnin Zana o Capitol City, a quelle più intime, come Twin Peaks, a quelle più distopiche, come Gothan City, Mega-City One, e la Dark City del film omonimo

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Ant-Man 3, Modok non è piaciuto a nessuno

Author: Wired

Il costume era una specie di palla che girava intorno a Mark, che quindi doveva indossare due braccia Steadicam per tenerlo su – racconta il supervisore degli effetti speciali Jesse James Chisholm –. Era davvero pesante, ma lui voleva essere in grado di far muovere il personaggio con naturalezza”. Il terzo costume, rivela Chisholm, era una semplice maschera che aveva la funzione di aiutare a stabilire a che altezza si trovassero gli occhi del personaggio e di conseguenza posizionare la macchina da presa. Questo modello veniva usato quando non era necessario che Weinman indossasse il costume. Le tre diverse soluzioni hanno aiutato tutto il team dietro al film a rendere il villain il più realistico possibile (per quanto realistico possa essere un mutante fluttuante e non particolarmente sveglio).

Questo non vuol dire però che non ci siano state difficoltà impreviste. Chisholm racconta che lui e il suo team hanno preso in considerazione “molte, molte versioni” del look di Modok, per poi approdare a quella che secondo loro rendeva omaggio al design originale del personaggio disegnato da Kirby e si abbinava meglio al volto di Stoll. Per cercare di ottenere la versione giusta, o il più possibile plausibile, sono state necessarie molte prove. La casa produttrice di effetti speciali visivi Digital Domain ha iniziato a progettare il personaggio prima ancora di ricevere le scansioni o le riprese di Stoll in movimento. Una volta ottenute, l’idea era capire quali fossero le caratteristiche che risultavano migliori da un punto di vista visivo, spiega il supervisore degli effetti speciali Dave Hodgins. Stoll ha una bocca piuttosto larga, quindi non rimaneva molto spazio per consentirgli di sorridere, un aspetto che ha richiesto alcuni aggiustamenti. Inoltre c’erano anche dei dubbi sul fatto che Modok dovesse o meno avere i capelli.

Abbiamo dovuto affinare il tutto più volte – dice Hodgins –. Era importante cogliere lo spirito della performance di Corey e riuscire ad applicarlo a una testa di un metro e mezzo”. Chisholm, Hodgins e Stoll sono soddisfatti del risultato finale, ma sono consapevoli del fatto che anche solo proporre il personaggio avrebbe costituito un rischio. Sapevano anche che non tutti i fan della Marvel avrebbero apprezzato il risultato finale. Tuttavia, c’è chi lo ha fatto: “Sono andato alla première col cast e la troupe e mi sono seduto in sala mentre la gente urlava e gridava durante la scena [in cui un personaggio dice a Modok. di, ndr] ‘Non fare lo stronzo’, e ho capito che apprezzavano – ricorda Chisholm –. È stato incredibile essere in quel cinema e percepire quelle emozioni. Abbiamo lavorato duramente per dare vita a questo personaggio, ed è stato meraviglioso assistere alla reazione dei fan“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.

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Fenomeni paranormali: 15 sceneggiati storici e serie tv sul mistero

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I fenomeni paranormali sono un tema molto ambito dalla televisione. Soprattutto negli anni ‘70 c’è stato un enorme interesse per tutto ciò che riguarda fatti che non possono essere spiegati con la ragione, e sceneggiati e originali televisivi si sono popolati di medium, veggenti, paragnosti. Da allora un alone di mistero ha avvolto molte produzioni tv, intrigando il pubblico con personaggi in grado di predire eventi del futuro e di risolvere enigmi del passato. E tra sedute spiritiche, spettri e biopic si sono affermate opere sui fenomeni paranormali che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del piccolo schermo e hanno tracciato un percorso per un filone ancora molto prolifico.

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Scream VI non ce la racconta giusta

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10 film horror grotteschi che sono diventati cultGallery10 Immaginidi Mario GerosaGuarda la gallery

Scream VI è la naturale continuazione del film precedente, quello Scream che aveva unito sullo schermo la prima e la nuova generazione di protagonisti (feel old yet? Esatto). Ritroviamo le due sorelline, Sam Carpenter (Melissa Barrera) e Tara Carpenter (Jenna Ortega) questa volta alle prese con differenze generazionali e diverse volontà di reagire a ciò che gli è successo l’anno precedente.  Sam continua a vivere nella paura, è bullizzata e considerata da tutti un’assassina che l’ha fatta franca. Tara invece vuole dimenticare tutto, andare avanti con la sua vita, assieme a Chad, Mindy e gli altri. Intanto però ecco che un altro (o altri?) Ghostface si rifà vivo, punta a loro e alla loro cerchia ristretta. Naturalmente, come in ogni film della saga, sappiamo che non solo qualcuno farà una bruttissima fine, ma che proprio all’interno del nucleo di personaggi di supporto si nasconde l’assassino o gli assassini. 

Questa eterna ripetizione, questa sorta di rituale religioso e narrativo ci ricorda dove il cinema dell’orrore ha sempre trovato la sua essenza: nell’istante in cui voleva celebrare gli stessi motivi per i quali amiamo le nostre paure, ma sotto vesti nuove. Le nostre paure ci dicono chi siamo, sia come individui che come società, anche fosse solo come gruppo rappresentativo, e quindi ce le teniamo ben strette, le coccoliamo così come le loro rappresentazioni o la loro deformazione in chiave grottesca. Il che poi è sempre stato ciò che Scream ha saputo fare fin dall’inizio. il problema principale però con Scream VI, è che viene meno alle sue stesse premesse, alquanto interessanti, sviluppate nella prima metà, di sicuro la più divertente, istrionica e anche piacevole, soprattutto per gli appassionati del genere. Soprattutto loro sapranno cogliere le mille affettuose citazioni, riferimenti e omaggi: da Dario Argento a Bava, da Carpenter allo stesso Craven. 

Un film privo di creatività e coerenza

Un elemento plateale di questo Scream VI è il suo essere metanarrazione in modo così plateale, che viene da chiedersi fino dove sia un film e dove invece una sorta di manuale o riassunto dello slasher di ultima generazione. Domanda lecita perché in fondo è il concetto di cinema transgenerazionale e la sua universalità di fruizione che per i primi 60 minuti tiene banco. 
Il problema con Scream VI è il fatto che alla fin fine si accontenta di proporci cliché già visti e rivisti, senza però esservi né fedele a lungo andare, né capace di distanziarcisi con convinzione. Tutto sprofonda nella meccanicità più ovvia, in una costruzione narrativa che in certi momenti non sa o non vuole essere qualcosa di coraggioso, neppure di derivativo in modo intelligente, dando sempre l’impressione di essere più che citazione, quasi una parodia, purtroppo involontaria. Qualcuno potrà dire che in fondo Scream lo è sempre stato, un mix, ma se questo dipende dal cast allora il discorso è diverso. 

I personaggi per come ci sono offerti semplicemente non funzionavano, non solo e non tanto perché non hanno singolarmente una particolare caratterizzazione nello script, ma anche perché proprio Sam, la protagonista, ha in Melissa Barrera, un’interprete assolutamente carente per ciò che riguarda carisma, espressività e credibilità.  La fu Mercoledì Addams, Jeanne Ortega, riesce in qualche modo a tamponare con la sua spontaneità, ma non basta, così come non bastano Courtney Cox, Hayden Panettiere o l’ex “giovane pistola” Dermot Mulroney. Se persino interpreti di questa esperienza risultano artificiosi nella loro interpretazione, è il primo segnale che c’è qualcosa che non va alla base dell’iter, nella scrittura in particolar modo. La cosa più strana? Scream VI dipinge i suoi personaggi ora come geniali ora come completi idioti, lo stesso per quello che riguarda la nemesi, che si aggira con fare alquanto pasticcione per tutti i 120 minuti di questo film poco ispirato.