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Ezio Greggio, l’appello sulla “mamma vera” è tutto sbagliato

Author: Wired

È tutto sbagliato il messaggio di Ezio Greggio sul neonato lasciato alla clinica Mangiagalli di Milano. Talmente sbagliato da lasciare quasi senza speranza. È tutto però molto utile, perché evidentemente ancora serve tanto lavoro, per capire cosa non funziona in questo paese nel parlare di un pezzo di temi legati alla genitorialità. E anche, come avevamo visto qualche giorno fa, a evidenziare il modo in cui il clima sta progressivamente assestandosi su posizioni scivolose, grigie, ipocrite come quelle di una buona fetta della maggioranza di governo. La storia del neonato lasciato alla culla per la vita della Clinica Mangiagalli di Milano la mattina di Pasqua andava riportata anziché raccontata o, peggio, romanzata con le sfumature melodrammatiche che puniscono e giudicano una scelta condotta a quanto pare – se proprio vogliamo entrare nella situazione e nelle parole di chi ha lasciato il bambino – con lucidità e responsabilità.

È tutta una negazione perché, davvero, trovare un caso che in così pochi passaggi abbia prodotto così tanti danni è davvero complesso. Dalla mancanza di professionalità e di discrezione dell’istituto, che ha diffuso la lettera lasciata da qualcuno nella culla, alla grottesca esegesi che si è scatenata intorno a quelle righe nello scomposto tentativo di disegnare un identikit della madre, fino al solito fracasso di medici e vip assortiti che si buttano – vai a capire perché – dentro storie che non sono le loro e su cui non hanno nulla di sensato da dire. Il silenzio, la riflessione, la discrezione, queste sconosciute.

Le parole di Greggio sulla “mamma vera”

Fra questi non solo Fabio Mosca, primario di Neonatologia dell’Irccs Policlinico di Milano, che ha invitato la persona che l’ha lasciato a ripensarci, ma anche Ezio Greggio, che nel suo appello affidato a un video – su cui poi è tornato nella mattinata di martedì 11 aprile – ha sostanzialmente chiesto alla madre di tornare sulla sua decisione perché la madre adottiva non sarebbe una “mamma vera”: “C’è tutto il reparto che ti sta aspettando nell’anonimato, nessuno dirà nulla… nomi, cognomi. Avere un bambino è una grande fortuna. Ci metteremo in tanti a darti una mano. Prendi il tuo bambino che merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera”.

Sono gli altri a “non aver capito il senso” di questo appello, ha replicato Greggio all’ondata di repliche che ha incassato nelle ore seguenti. Certo Greggio, è sempre colpa di chi legge parole fin troppo chiare e spietate, non di chi le sputa senza rifletterci un attimo sui social media, non si sa con quali obiettivi. Non c’è pelosa retromarcia che possa cancellarlo: c’è un pezzo di paese, nel 2023, che non considera i genitori adottivi dei genitori a tutti gli effetti. Con tutto quello che ne consegue nelle dinamiche quotidiane della vita sociale e in termini di tossica sottocultura che alimenta. Fine.

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Scream VI non ce la racconta giusta

Author: Wired

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Scream VI è la naturale continuazione del film precedente, quello Scream che aveva unito sullo schermo la prima e la nuova generazione di protagonisti (feel old yet? Esatto). Ritroviamo le due sorelline, Sam Carpenter (Melissa Barrera) e Tara Carpenter (Jenna Ortega) questa volta alle prese con differenze generazionali e diverse volontà di reagire a ciò che gli è successo l’anno precedente.  Sam continua a vivere nella paura, è bullizzata e considerata da tutti un’assassina che l’ha fatta franca. Tara invece vuole dimenticare tutto, andare avanti con la sua vita, assieme a Chad, Mindy e gli altri. Intanto però ecco che un altro (o altri?) Ghostface si rifà vivo, punta a loro e alla loro cerchia ristretta. Naturalmente, come in ogni film della saga, sappiamo che non solo qualcuno farà una bruttissima fine, ma che proprio all’interno del nucleo di personaggi di supporto si nasconde l’assassino o gli assassini. 

Questa eterna ripetizione, questa sorta di rituale religioso e narrativo ci ricorda dove il cinema dell’orrore ha sempre trovato la sua essenza: nell’istante in cui voleva celebrare gli stessi motivi per i quali amiamo le nostre paure, ma sotto vesti nuove. Le nostre paure ci dicono chi siamo, sia come individui che come società, anche fosse solo come gruppo rappresentativo, e quindi ce le teniamo ben strette, le coccoliamo così come le loro rappresentazioni o la loro deformazione in chiave grottesca. Il che poi è sempre stato ciò che Scream ha saputo fare fin dall’inizio. il problema principale però con Scream VI, è che viene meno alle sue stesse premesse, alquanto interessanti, sviluppate nella prima metà, di sicuro la più divertente, istrionica e anche piacevole, soprattutto per gli appassionati del genere. Soprattutto loro sapranno cogliere le mille affettuose citazioni, riferimenti e omaggi: da Dario Argento a Bava, da Carpenter allo stesso Craven. 

Un film privo di creatività e coerenza

Un elemento plateale di questo Scream VI è il suo essere metanarrazione in modo così plateale, che viene da chiedersi fino dove sia un film e dove invece una sorta di manuale o riassunto dello slasher di ultima generazione. Domanda lecita perché in fondo è il concetto di cinema transgenerazionale e la sua universalità di fruizione che per i primi 60 minuti tiene banco. 
Il problema con Scream VI è il fatto che alla fin fine si accontenta di proporci cliché già visti e rivisti, senza però esservi né fedele a lungo andare, né capace di distanziarcisi con convinzione. Tutto sprofonda nella meccanicità più ovvia, in una costruzione narrativa che in certi momenti non sa o non vuole essere qualcosa di coraggioso, neppure di derivativo in modo intelligente, dando sempre l’impressione di essere più che citazione, quasi una parodia, purtroppo involontaria. Qualcuno potrà dire che in fondo Scream lo è sempre stato, un mix, ma se questo dipende dal cast allora il discorso è diverso. 

I personaggi per come ci sono offerti semplicemente non funzionavano, non solo e non tanto perché non hanno singolarmente una particolare caratterizzazione nello script, ma anche perché proprio Sam, la protagonista, ha in Melissa Barrera, un’interprete assolutamente carente per ciò che riguarda carisma, espressività e credibilità.  La fu Mercoledì Addams, Jeanne Ortega, riesce in qualche modo a tamponare con la sua spontaneità, ma non basta, così come non bastano Courtney Cox, Hayden Panettiere o l’ex “giovane pistola” Dermot Mulroney. Se persino interpreti di questa esperienza risultano artificiosi nella loro interpretazione, è il primo segnale che c’è qualcosa che non va alla base dell’iter, nella scrittura in particolar modo. La cosa più strana? Scream VI dipinge i suoi personaggi ora come geniali ora come completi idioti, lo stesso per quello che riguarda la nemesi, che si aggira con fare alquanto pasticcione per tutti i 120 minuti di questo film poco ispirato.