Categorie
Economia Tecnologia

Apple: come funziona Savings, il conto di risparmio

Author: Wired

Un conto di risparmio senza commissioni, depositi minimi o altri vincoli. Con una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale, Apple ha lanciato, in collaborazione con Goldman Sachs, Apple Savings, il nuovo servizio finanziario che si unisce, tra gli altri, a Apple Pay, Apple Card e Apple Pay Later.

Sono diversi i vantaggi che la società di Cupertino ha dedicato per ora soltanto ai possessori della Apple Card. Su tutti, spiccano il rendimento annuale del 4,15%, “più di dieci volte superiore – si legge nella nota – alla media nazionale” e la possibilità di impostare e gestire il conto direttamente attraverso l’app Wallet.

Savings – spiega la vicepresidente di Apple Pay e Apple Wallet Jennifer Baileyaiuta i nostri utenti a ottenere ancora più vantaggi dal sistema fedeltà Daily Cash, il servizio di cashback previsto da Apple Card, fornendo loro un modo semplice per risparmiare denaro giorno dopo giorno”.

Il nostro obiettivo – prosegue – è creare strumenti che aiutino i nostri clienti a condurre una vita finanziariamente sana. In questo senso, l’integrazione di Savings con la nostra carta di credito e con Wallet consente loro di spendere, inviare e risparmiare Daily Cash direttamente e senza problemi, tutto da un unico posto”.

Una volta creato e impostato il conto di risparmio, tutto il denaro giornaliero guadagnato dai possessori di Apple Card sarà infatti accreditato loro in maniera automatica su Savings, ferma restando la libertà di scegliere di depositarlo altrove. La quantità di Daily Cash che gli utenti possono guadagnare è inoltre illimitata, e può essere ulteriormente impinguata attraverso un conto bancario collegato o con il proprio saldo Apple Cash.

All’interno dell’app Wallet, i clienti Apple potranno gestire le proprie finanze grazie a un pannello di controllo dedicato a Savings di semplice utilizzo, che permetterà loro di monitorare comodamente il proprio saldo e gli interessi maturati nel tempo e di trasferire senza commissione il denaro su un altro conto bancario o sulla propria Apple Card.

Categorie
Economia Tecnologia

Bollette, in arrivo “un provvedimento d’urgenza”

Author: Wired

Per fronteggiare il “perdurare, seppure in misura attenuata, delle emergenze legate al costo dell’energia elettrica e del gas”, e l’”imminente scadenza delle precedenti misure”, il governo “ha allo studio un provvedimento d’urgenza” sulle bollette.

L’annuncio, come riporta l’agenzia Ansa, è arrivato il 23 marzo dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti nel corso del question time al Senato. Nel secondo trimestre dell’anno sarà dunque confermata l’Iva al 5% sul gas e il bonus sociale per le famiglie il cui Isee non è superiore ai 15mila euro. Per le imprese sarà invece prevista una rimodulazione delle misure valide fino al 31 marzo, i crediti di imposta, che terrà conto dell’andamento dei costi del gas.

È inoltre “allo studio – ha spiegato il ministro – una misura che decorrerà dal primo ottobre, con l’inizio dell’anno termico: un contributo a compensazione per le spese di riscaldamento che sarà erogato ai nuclei familiari mediante la bolletta elettrica”. 

Non solo bollette

I temi trattati dal ministro a Palazzo Madama sono stati diversi. In particolare, sugli obiettivi della Nadef Giorgetti ha riferito che “i primi dati sull’andamento dell’economia evidenziano tendenze positive che lasciano prevedere” che la previsione di crescita dello 0,6% per il 2023 inserita nel documento sarà quantomeno confermata, se non addirittura superata.

Superbonus

Per quanto riguarda il superbonus, per il ministro “una nuova stagione di bonus al 110% per tutti, ricchi e poveri, prime e seconde case, al mare o in montagna, non è all’orizzonte“. Ci sarà piuttosto “un dosaggio mirato” di bonus e cessioni, da mettere in campo “in presenza di determinate situazioni soggettive o oggettive”.

Allo stesso tempo, però, per i cosiddetti esodati dal superbonus il governo continua “a lavorare – assicura Giorgetti – anche dietro le quinte, consapevole che, per chi dentro a questa trappola ci è già caduto e si ritrova con crediti incagliati non per il nostro decreto, una soluzione vada trovata“.

La riforma del Mes

Il tema della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e il suo utilizzo come common backstop – ha affermato poi il ministro – dovrebbe essere inquadrato nella discussione sulla capital market union e sull’unione bancaria“. Il dibattito sul Mes dovrà avvenire “nell’ambito di una complessiva e articolata riconfigurazione degli strumenti in grado di salvaguardare il mercato comune dalle turbolenze dei mercati finanziari”.

Categorie
Economia Tecnologia

Streaming, davvero sta uccidendo la musica

Author: Wired

Dalla diffusione di Spotify (e in realtà ancora prima, anche se in forme diverse) lo scenario musicale è stato trasformato. L’impressione è però che lo streaming, da una parte, abbia senz’altro favorito una fruizione superficiale della musica mainstream, ma, dall’altra e contemporaneamente, abbia fatto esplodere la scoperta di musica di nicchia, sperimentale o underground.

Usa e getta

La contraddizione è solo apparente. Anzi, questa dicotomia è proprio una delle principali caratteristiche di internet, che appiattisce la fruizione culturale (o informativa o d’intrattenimento) per chi usa questo strumento in modalità passiva e pigra, ma allo stesso tempo spalanca gli orizzonti di chi ha tempo, voglia e mezzi per esplorarlo e sfruttarne le potenzialità.

Da un certo punto di vista, tutto è cambiato perché nulla cambiasse. Trenta o anche vent’anni fa già esisteva l’equivalente delle playlist ultracommerciali di Spotify: erano le varie compilation con i tormentoni del momento che uscivano a getto continuo, spesso dominando le classifiche (com’era il caso della compilation del Festivalbar). All’altro estremo dello spettro c’era chi si recava nei negozi di dischi specializzati in determinati generi musicali per andare alla ricerca di cd di autori ai più ignoti e discuterne con altri appassionati (cosa che ovviamente poteva fare quasi solo chi viveva nelle grandi città: il mio punto di ritrovo, per esempio, era Time Out, in via De Amicis a Milano).

Più che causare la scomparsa di qualcosa (che non siano i negozi di dischi), ciò che si avverte è come lo streaming abbia ricreato una divisione che esisteva già prima. Tutto bene, quindi? Non proprio, perché come già avvenuto in altri ambiti, il mondo digitale tende a esasperare le polarizzazioni, massificando l’ascolto in maniera estrema da una parte e spalancando orizzonti inesplorati dall’altra, ma lasciando un grande vuoto in mezzo; quello che prima era popolato dalla maggior parte della popolazione. 

Un’altra fondamentale criticità dello streaming non è legata all’esperienza musicale, ma alla mancanza di possesso effettivo della musica, che di fatto ci limitiamo solo a prendere in prestito di volta in volta. In questo modo, rimaniamo soggetti a qualsivoglia arbitraria scelta di Spotify, Apple Music e le altre. È il caso per esempio della rimozione di una canzone di Patty Smith in nome del “politicamente corretto” o degli album che improvvisamente scompaiono: qualcosa che ovviamente non sarebbe mai stato possibile ai tempi del supporto fisico (e nemmeno del download di mp3).

È una questione cruciale che andrebbe affrontata in sede separata. Per il resto è difficile essere nostalgici dell’epoca del cd, in cui si era costretti a spendere 20/30 euro a scatola quasi chiusa per poi, a volte, autocostringersi ad ascoltare un disco per aggirare la sgradevole sensazione di aver buttato via i soldi. Anche quello era sicuramente un disincentivo alla sperimentazione.

Categorie
Economia Tecnologia

Telefonia, in Italia le tariffe sono sempre più basse

Author: Wired

A differenza di quanto accaduto relativamente ad altri servizi, il prezzo medio delle offerte del mercato della telefonia mobile nell’ultimo anno non è aumentato, anzi. Uno studio effettuato dall’osservatorio tariffe di Sostariffe.it e Segugio.it ha dimostrato che i costi sono leggermente calati, mentre i pacchetti proposti dagli operatori includono più giga per navigare in mobilità.

L’indagine ha preso in considerazione tutte le tariffe mobili presenti sul mercato, sia quelle degli operatori di rete mobile classici (Mno), sia quelle degli operatori virtuali (Mvno), confrontando i prezzi di gennaio 2023 con quelli praticati dodici mesi prima. L’attuale canone medio è risultato essere pari a 9,74 euro al mese, un dato più basso dell’8% rispetto a un anno fa, che rappresenta un nuovo minimo per il settore.

Rispetto a inizio 2022, oggi una tariffa di telefonia mobile include inoltre una media di 40 gigabyte mensili in più, arrivando a un totale di 115. In termine percentuale, questo rialzo equivale a una crescita del 42% in confronto agli 81 gigabyte di gennaio 2022.

Gli operatori classici

Restringendo l’indagine agli operatori classici, ovvero Tim, Vodafone, WindTre e Iliad, l’osservatorio ha dimostrato come siano aumentati i gigabyte inclusi, a fronte di un prezzo tariffario pressoché stabile di 14,40 euro al mese, che fa segnare un -0,3% su base annua. In media, tali operatori mettono a disposizione infatti 135 giga al mese, con una crescita del 50% rispetto a gennaio 2022. Crescono leggermente anche i minuti e gli sms, rispettivamente del 2,7 e dell’11,7%.

Gli operatori virtuali

Le offerte degli Mnvo, quelli privi di infrastrutture di rete proprietarie, continuano a essere più economiche rispetto a quelle dei concorrenti. Essendo il loro numero in aumento, sono peraltro di più le loro offerte mensili complessive e cresce dunque l’incidenza dell’economicità delle loro tariffe sulla media complessiva del settore.

Il costo periodico delle offerte degli operatori virtuali prevede raggiunge oggi mediamente i 7,91 euro, il 5,7% in meno rispetto a gennaio 2022. È la prima volta che il prezzo medio delle tariffe degli Mnvo scende sotto il tetto degli 8 euro. Anche in questo caso aumentano inoltre i giga mensili, che superano quota 100, arrivando a 104, il 36,8% in più rispetto al gennaio di un anno fa. Variano in minima misura sms e minuti, che fanno segnare rispettivamente un calo dello 0,1% e un aumento del 3,2%.

L’interrogazione in Europarlamento

Dal 2024, però, la musica dovrebbe cambiare. Tim e WindTre hanno infatti già annunciato che adotteranno tariffe adeguate all’inflazione. Una scelta che lo scorso 7 dicembre è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dall’eurodeputato di Fratelli d’Italia Denis Nesci, preoccupato che essa possa ledere gli interessi dei consumatori.

La direttiva 93/13/Cee – ha affermato in merito il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Bretonprevede che tutte le clausole nei contratti stipulati con i consumatori siano eque e trasparenti, comprese le clausole relative alla modifica del prezzo inizialmente concordato. A condizione che Tim e WindTre abbiano rispettato tali disposizioni, non vi è alcun elemento che suggerisca una violazione dei diritti dei consumatori”.

Categorie
Economia Tecnologia

Netflix, con chi puoi condividere l’account da marzo

Author: Wired

Annunciata a inizio anno, arriva la stretta alla condivisione degli account da parte di Netflix. L’azienda di Los Gatos ha così definito, anche per il mercato europeo e italiano, nuove politiche per limitare ulteriormente la possibilità di collegarsi al servizio di streaming tramite diversi dispositivi e da luoghi diversi da quello che definisce “nucleo domestico”.

  1. Che cos’è il nucleo domestico?
  2. Cosa succede a chi non rientra nel nucleo domestico?
  3. Come funziona la verifica dei dispositivi?
  4. Cosa cambia per la visione in contemporanea?
  5. Quando scatteranno le nuove regole in Italia?

Reed Hastings lascia la carica di co-ad e diventa presidente esecutivo di NetflixNetflix conferma: dal 2023 stop agli account condivisi

Annunciata la stretta, che avverrà attraverso l’analisi di indirizzi Ip, id dei dispositivi e attività degli account. Il cofondatore Hastings lascia il ruolo di amministratore delegato

Che cos’è il nucleo domestico?

In base a quanto spiegato da Netflix, il nucleo domestico rappresenta “un gruppo di persone che vivono nella stessa posizione del titolare dell’account. Quindi famiglie o coinquilini. Al nucleo domestico viene associata la posizione principale dell’account, stabilita al momento della sua creazione attraverso la rete wifi su cui si effettua per la prima volta l’accesso.

Attraverso il tracciamento dell’indirizzo Ip e le Id dei dispositivi, saranno considerati parte del nucleo domestico tutti i dispositivi che accedono all’account dalla stessa posizione principale, almeno una volta ogni 31 giorni.

Cosa succede a chi non rientra nel nucleo domestico?

La visione di Netflix su dispositivi esterni al nucleo domestico verrà bloccata e sottoposta a verifica. Nelle sue note l’azienda è molto chiara “le persone al di fuori del tuo nucleo domestico dovranno usare un account proprio per guardare Netflix”. Stesso discorso anche per chi usa un account lontano dalla posizione principale già registrata.

NetflixCome Netflix vuole salvarsi dalla crisi dello streaming

Le dimissioni del co-amministratore delegato e l’introduzione della pubblicità inaugurano una nuova era per la piattaforma, con più attenzione ai ricavi e meno al numero di abbonati

Come funziona la verifica dei dispositivi?

La verifica scatta nel momento in cui si accede a un account da un dispositivo non associato al nucleo domestico, o quando “l’account viene utilizzato di continuo da una località esterna alla posizione principale da un dispositivo compreso nel nucleo domestico. Quindi sia nel caso in cui l’account venga usato dagli amici o dalle amiche con cui è stata condivisa la password, sia quando il titolare o la titolare dell’account si trova per lungo tempo lontano dalla rete internet associata come posizione principale.

Per effettuare la verifica, al momento dell’accesso “sospetto”, Netflix invierà un link all’indirizzo email o al numero di telefono associati al titolare dell’account principale, con il quale si otterrà un codice di verifica a quattro cifre, da inserire sul dispositivo da cui è stato richiesto entro 15 minuti. Se si impiega più tempo per inserire il codice se ne potrà richiedere un altro e, una volta completata la verifica, si potrà continuare a usare il servizio di streaming. In entrambi i casi, la verifica verrà richiesta periodicamente, ogni 7 giorni.

Cosa cambia per la visione in contemporanea?

Il numero di dispositivi da qui guardare Netflix contemporaneamente sarà sempre stabilito in base al piano tariffario sottoscritto, ma solo “a patto che essi appartengano alle persone del medesimo nucleo domestico. Quindi per far funzionare qualsiasi account condiviso sarà comunque necessario accedere almeno una volta ogni 31 giorni alla rete della posizione principale.

Quando scatteranno le nuove regole in Italia?

Le nuove politiche e le nuove verifiche dovrebbero entrare in vigore in Italia a partire da marzo 2023.