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Economia Tecnologia

ChatGPT, OpenAi mette in pausa l’ultimo modello

Author: Wired

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Italia

Il 31 marzo 2023 l’Italia ha imposto un divieto temporaneo su ChatGpt, dopo che il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’indagine su possibili violazioni della privacy e per non aver verificato che gli utenti avessero almeno 13 anni. A seguito di questi interventi, il Garante ha dato due settimane di tempo a OpenAi per adeguarsi alle normative nazionali ed europee, così da poter ripristinare il servizio nel paese.

Francia

L’11 aprile 2023, la Commission nationale de l’informatique et des libertés (Cnil) cioè il garante della privacy della Francia, ha aperto un’indagine su ChatGpt, dopo aver ricevuto diverse denunce relative a presunte violazioni dei dati personali, a seguito dei provvedimenti presi in Italia.

Tuttavia, allo stesso tempo, il parlamento francese ha anche approvato l’uso di telecamere di sorveglianza biometriche a intelligenza artificiale durante le Olimpiadi di Parigi del 2024, nonostante gli avvertimenti secondo cui tale tecnologia rappresenterebbe una minaccia per le libertà civili.

Germania

Anche in Germania, il Garante per la protezione dei dati del paese ha aperto un’indagine per verificare se OpenAI stia violando il Gdpr.

Spagna

L’agenzia spagnola per la protezione dei dati (Aepd) ha avviato un’indagine preliminare su potenziali violazioni dei dati da parte di ChatGpt, lo scorso 13 aprile. L’agenzia ha anche chiesto l’intervento dell’organo di controllo della privacy dell’Unione europea di intervenire.

Unione europea

Sempre il 13 aprile, in seguito dell’iniziativa italiana e dei successivi interventi degli altri stati membri, il Comitato europeo per la protezione dei dati ha istituito una task force su ChatGpt. Si tratta del primo organo al mondo di questo genere e rappresenta un primo passo verso una definizione comunitaria delle regole relative al rispetto della privacy per le intelligenze artificiali.

Infatti, nessun paese ha chiesto un divieto generale di ChatGpt o delle Ia, spingendo invece per una regolamentazione europea di questi strumenti. Tale normativa, nota come Ai act è già in fase di sviluppo e punta a disciplinare tutti gli sviluppatori dei sistemi a intelligenza artificiale e il loro prodotti, classificandoli in base al tipo di rischio che comportano per la società, da basso a inaccettabile. Tuttavia, nella prima stesura, non erano ancora compresi i chatbot come ChatGpt e pertanto la normativa va velocemente aggiornata.

Regno Unito

Le autorità di Londra hanno deciso di non creare un nuovo organismo dedicato alla regolamentazione delle intelligenze artificiali, affidando il compito a quattro enti già strutturati, cioè quelli per la tutela dei diritti umani, della salute, della sicurezza e della concorrenza.

Stati Uniti

L’11 aprile l’amministrazione del presidente Joe Biden ha fatto sapere di aver avviato delle consultazioni pubbliche per studiare un pacchetto di misure per rendere responsabili gli sviluppatori delle intelligenze artificiali in caso di problemi.

Australia

Il governo australiano ha incaricato il principale organo scientifico del paese di formulare un parere preventivo su quali misure mettere in campo per regolamentare questi sistemi.

Giappone

Il Giappone non ha ancora assunto misure a livello nazionale, ma ha spostato la palla sul campo globale chiedendo di inserire il tema delle intelligenze artificiali nell’ordine del giorno del prossimo incontro del G7, previsto per il 29 e il 30 aprile 2023, che porti a emettere una dichiarazione ufficiale condivisa

Cina

L’11 aprile 2023, l’autorità di regolamentazione del cyberspazio cinese ha presentato al governo di Pechino una bozza di regolamento per gestire i servizi a intelligenza artificiale sviluppati dallo stato, che sta sostenendo le imprese leader nel settore per sviluppare modelli in grado di sfidare ChatGpt.

Canada

Il Garante per la privacy federale del Canada ha annunciato il 4 aprile l’avvio di un’istruttoria a carico di OpenAi, la startup che sviluppa il potente chatbot conversazionale. La mossa di Ottawa arriva a pochi giorni dalla sospensione temporanea del trattamento dei dati personali che il Garante italiano ha ordinato a ChatGPT, prima autorità al mondo a contestare il mancato consenso all’uso dei dati personale per l’addestramento dell’intelligenza artificiale generativa.

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Tecnologia

Ezio Greggio, l’appello sulla “mamma vera” è tutto sbagliato

Author: Wired

È tutto sbagliato il messaggio di Ezio Greggio sul neonato lasciato alla clinica Mangiagalli di Milano. Talmente sbagliato da lasciare quasi senza speranza. È tutto però molto utile, perché evidentemente ancora serve tanto lavoro, per capire cosa non funziona in questo paese nel parlare di un pezzo di temi legati alla genitorialità. E anche, come avevamo visto qualche giorno fa, a evidenziare il modo in cui il clima sta progressivamente assestandosi su posizioni scivolose, grigie, ipocrite come quelle di una buona fetta della maggioranza di governo. La storia del neonato lasciato alla culla per la vita della Clinica Mangiagalli di Milano la mattina di Pasqua andava riportata anziché raccontata o, peggio, romanzata con le sfumature melodrammatiche che puniscono e giudicano una scelta condotta a quanto pare – se proprio vogliamo entrare nella situazione e nelle parole di chi ha lasciato il bambino – con lucidità e responsabilità.

È tutta una negazione perché, davvero, trovare un caso che in così pochi passaggi abbia prodotto così tanti danni è davvero complesso. Dalla mancanza di professionalità e di discrezione dell’istituto, che ha diffuso la lettera lasciata da qualcuno nella culla, alla grottesca esegesi che si è scatenata intorno a quelle righe nello scomposto tentativo di disegnare un identikit della madre, fino al solito fracasso di medici e vip assortiti che si buttano – vai a capire perché – dentro storie che non sono le loro e su cui non hanno nulla di sensato da dire. Il silenzio, la riflessione, la discrezione, queste sconosciute.

Le parole di Greggio sulla “mamma vera”

Fra questi non solo Fabio Mosca, primario di Neonatologia dell’Irccs Policlinico di Milano, che ha invitato la persona che l’ha lasciato a ripensarci, ma anche Ezio Greggio, che nel suo appello affidato a un video – su cui poi è tornato nella mattinata di martedì 11 aprile – ha sostanzialmente chiesto alla madre di tornare sulla sua decisione perché la madre adottiva non sarebbe una “mamma vera”: “C’è tutto il reparto che ti sta aspettando nell’anonimato, nessuno dirà nulla… nomi, cognomi. Avere un bambino è una grande fortuna. Ci metteremo in tanti a darti una mano. Prendi il tuo bambino che merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera”.

Sono gli altri a “non aver capito il senso” di questo appello, ha replicato Greggio all’ondata di repliche che ha incassato nelle ore seguenti. Certo Greggio, è sempre colpa di chi legge parole fin troppo chiare e spietate, non di chi le sputa senza rifletterci un attimo sui social media, non si sa con quali obiettivi. Non c’è pelosa retromarcia che possa cancellarlo: c’è un pezzo di paese, nel 2023, che non considera i genitori adottivi dei genitori a tutti gli effetti. Con tutto quello che ne consegue nelle dinamiche quotidiane della vita sociale e in termini di tossica sottocultura che alimenta. Fine.

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Tecnologia

Diritti umani, stiamo facendo grossi passi indietro

Author: Wired

Ilaria Masinara direttrice delle campagne di Amnesty International Italia

Ilaria Masinara, direttrice delle campagne di Amnesty International Italia

Le donne e le ragazze – spiega Ilaria Masinara, direttrice delle campagne di Amnesty International Italia – sono state in prima linea nelle proteste, spesso sfidando il controllo patriarcale sui loro corpi, le loro vite, le loro scelte e la loro sessualità per conto dello Stato, della società e della famiglia. Per molte di loro la protesta rappresenta l’unico modo di riappropriarsi della voce, del pensiero e dello spazio pubblico in un contesto diffuso di discriminazione sistemica. Ne è un potente esempio l’ondata di mobilitazioni dilagate su tutto il territorio iraniano che gli agenti dello stato stanno reprimendo brutalmente, anche ricorrendo a stupri e altre forme di violenza sessuale, tra cui scariche elettriche sugli organi genitali e minacce di stupro, nei confronti delle persone che manifestano, adulte come minori, per fiaccare la loro resistenza, umiliarle, punirle ed estorcere confessioni”.

I passi indietro dell’Italia

Anche in Italia la situazione non è certo delle migliori e soprattutto non si registrano miglioramenti. “Il 2022 – dichiara Eliana Bello, Direttrice Generale di Amnesty International Italia – è stato un anno di occasioni perse, dove il rispetto dei diritti umani ha subìto un costante, ma progressivo deterioramento, che tuttavia si presenta, a nostro avviso, come il risultato di politiche che partono da lontano e che hanno gettato le basi per le violazioni a cui assistiamo oggi. Avrei voluto che il 2022 portasse con sé l’approvazione di un disegno di legge per introdurre la parola ‘consenso’ in materia di stupro nell’ordinamento giuridico italiano, per rafforzare le salvaguardie contro la violenza ai danni delle donne, in ottemperanza agli obblighi internazionali assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione di Istanbul; tutto questo mentre i femminicidi e gli episodi di violenza contro le donne continuavano ad essere perpetrati. Il 2022 è stato invece l’anno in cui per le donne è ancora difficile abortire, a causa dei numerosi obiettori di coscienza, che in alcuni territori rasentano anche il 100% dei medici-ginecologi. Avrei voluto ricordare il 2022 come l’anno della riforma della cittadinanza, attesa da anni da oltre un milione di minori, figli di genitori stranieri nati e/o cresciuti in Italia. Minori che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che in altri paesi in Europa sarebbero stati riconosciuti cittadini di quel paese, senza esitazione. Avrei voluto ricordare 2022 come l’anno in cui l’Italia si dotava di un’Autorità nazionale per la tutela e la promozione dei diritti umani, a 30 anni dalla firma della risoluzione Onu 48/134, invece siamo l’unico paese nell’Unione Europea, con Malta, a non averne una. Invece, il 2022 è stato l’anno in cui si è rinnovato per altri tre anni, il Memorandum d’intesa tra l’Italia e la Libia in materia di migrazione e controllo delle frontiere, in spregio alle documentate e persistenti gravi violazioni dei diritti da parte delle forze di sicurezza, dei gruppi armati e delle milizie libiche”. 

Dura la critica ai primi provvedimenti approvati dal governo a guida Giorgia Meloni: “Il 2022 – spiega ancora Eliana Bello – è stato l’anno in cui il nuovo governo, come suo primo atto, ha introdotto un nuovo reato che punisce l’invasione della proprietà privata con l’obiettivo di organizzare raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, ritenuto pericoloso per la salute e l’incolumità pubblica. Questa nuova fattispecie potrebbe risultare lesiva del diritto di riunione e della libertà di espressione. È proseguito l’uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine, in occasione di alcune manifestazioni, spesso accompagnato dall’utilizzo di armi meno letali, come nel caso degli studenti manganellati mentre manifestavano per le morti durante l’alternanza scuola-lavoro. Niente o molto poco è stato fatto per la salvaguardia dell’ambiente ed il contrasto al cambio climatico. E così anche il 2022 è stato l’anno dei disastri ambientali e delle mancate riforme legislative a tutela dell’ambiente”.

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Economia Tecnologia

Donne, in Italia la ricerca del lavoro è un’impresa

Author: Wired

Confusione, solitudine e rassegnazione sono i sentimenti più comuni che le donne provano durante la ricerca di un posto di lavoro. A dirlo sono i risultati dell’osservatorio su Ostacoli e discriminazione contro le donne nella ricerca lavoro realizzato da Jobiri, l’azienda che ha creato un consulente digitale di carriera basato sull’intelligenza artificiale. Secondo quanto riportato dai dati contenuti nello studio, ottenuti grazie a un questionario somministrato a 1.053 donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni provenienti da varie zone di Italia nei mesi tra gennaio e ottobre 2022, oltre il 70% delle candidate si sente molto confusa durante la ricerca, mentre il 69% prova solitudine, il 45% rassegnazione, il 40% ansia, il 22% paura, il 16% rabbia e il 10% ha sperimentato addirittura una sensazione di perdita di identità.

A questi stati emotivi si aggiungono anche una serie di pregiudizi e discriminazioni: il 71% delle candidate dichiara di aver subito una discriminazione nella ricerca di un posto di lavoro in quanto donna, il 46% in riferimento all’età e il 38% all’aspetto fisico. In fase di colloquio, il 56% ha ricevuto domande sul matrimonio, al 55% delle intervistate sono state sottoposte domande sulla salute e sulla cura dei figli mentre rispettivamente il 16%, il 12% e l’11% hanno subito apprezzamenti a sfondo sessuale, domande sulle preferenze sessuali e contatti fisici inopportuni.

Anche in fase contrattuale non mancano le esperienze negative: il 12% delle intervistate dichiara di aver ricevuto una promessa assunzione o favori in cambio di prestazioni sessuali, mentre addirittura il 68% un’offerta di stipendio più bassa rispetto ai colleghi uomini. La ricerca ha inoltre evidenziato difficoltà nella compilazione di un curriculum vitae efficace, a causa di un gap di competenze o esperienze. L’83% delle candidate, infatti, non ha avuto accesso – o ha potuto partecipare solo limitatamente – ai corsi formativi durante il periodo di maternità, mentre il 41% lamenta una nulla o limitata coerenza del percorso formativo rispetto all’annuncio. Si riscontra particolare difficoltà anche nella valorizzazione dei traguardi sul curriculum: nell’86% dei casi la descrizione dei risultati raggiunti è nulla, mentre nell’85% c’è una mancanza o un limitato utilizzo di parole chiave.

Tra i problemi più comuni alla base del mancato superamento dei colloqui c’è, nella fase di preparazione, il mancato raccoglimento delle informazioni sul recruiter nell’83% dei casi e l’assenza di una preparazione consona per affrontare l’incontro. Durante il colloquio, quasi 7 candidate su 10 hanno difficoltà a interagire efficacemente con il recruiter e il 66% non riesce a gestire efficacemente i video-colloqui, mentre nella fase di successiva, gli errori più comuni sono, nel 92% dei casi, non inviare la mail di ringraziamento dopo il colloquio, e nell’82% dei casi, non concentrarsi su ciò che è possibile migliorare. Infine, l’osservatorio si concentra sulle criticità dei servizi al lavoro nel mondo della formazione: il 98% delle intervistate segnala un’inadeguatezza del software, il 97% insufficienti banche dati con offerte.

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Economia Tecnologia

Insegnanti, un piano straordinario per assumerne 50mila

Author: Wired

Un piano straordinario che prevede l’assunzione di 50mila insegnanti a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2023/24. In attesa dello svolgimento dei concorsi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza, che porteranno al reclutamento di altri 70mila insegnanti, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha dato il via alla propria strategia parallela, dopo l’approvazione di un decreto legge ad hoc nel Consiglio dei ministri del 6 aprile.

Con l’importante piano di assunzioni di docenti che abbiamo deciso di affiancare alle misure previste dal Pnrrha affermato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditarapuntiamo a creare le condizioni per il regolare avvio del prossimo anno scolastico, assicurando la continuità didattica per gli studenti, la qualità dell’insegnamento e la riduzione del precariato”.

Inoltre”, ha aggiunto, “il ministero fornisce una risposta pronta e significativa ai ragazzi con disabilità, con la più rilevante immissione in ruolo di docenti di sostegno degli ultimi anni, rendendo più selettive le procedure di reclutamento”.

Il piano straordinario del governo, stando a quanto riporta La Repubblica, dovrebbe infatti essere dedicato in buona parte a tali figure. In particolare, dovrebbero essere circa 20mila insegnanti specializzati a entrare in ruolo per affiancare gli alunni più fragili, attraverso un processo che prevederebbe un anno di prova, un esame severo e, infine, l’assunzione a tempo indeterminato. Per garantire continuità didattica agli studenti che ne hanno bisogno, i docenti di sostegno dovrebbero inoltre essere vincolati per tre anni a non cambiare né scuola, né materia.

Per quanto riguarda le altre assunzioni, più di metà delle 50mila previste, esse saranno riservate ai posti ordinari. Sarà dunque prevista l’entrata in ruolo dei docenti seguendo lo scorrimento delle graduatorie dei vincitori di concorso e reclutando dunque gli idonei non ancora assunti.

Nei prossimi mesi, in attuazione del Pnrr, il Mim attuerà poi una procedura concorsuale dedicata agli insegnanti che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio o sono in possesso dei 24 crediti formativi universitari. Saranno assunti in questa maniera circa 25mila insegnanti, che porteranno a 75mila il numero dei reclutamenti nel 2023. A quel punto, al conto totale mancheranno altri 45mila docenti da assumere entro il 2024.