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Quali siti saranno bloccati in automatico sugli smartphone dei minori

Author: Wired

I minorenni in possesso di uno smartphone non potranno più navigare in qualunque angolo della rete. A partire dal 21 novembre 2023, l’accesso a otto categorie di siti ritenuti inappropriati verrà automaticamente bloccato su tutte le sim card intestate ai minori. Mentre per le sim intestate ai maggiorenni potrà essere richiesto il blocco in un secondo momento. Sono gli effetti dell’ultima delibera in tema di navigazione sicura dell’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom).

La stretta dell’Agcom non sarebbe dovuta arrivare, perché, in teoria, tutte le società di telefonia avrebbero dovuto fornire agli utenti servizi di parental control completi e gratuiti già dal 2020. Tuttavia, il sistema non ha funzionato come previsto e l’Autorità è stato costretta a intervenire per uniformare e assicurare che il servizio venga attivato senza costi o altri problemi. In base a quanto si legge sulla delibera il problema è stato affrontato, una volta per tutte, alla radice. Così, non ci sarà più bisogno di cercare, richiedere e attivare i sistemi di parent control. Questi servizi dovranno essere infatti pre-attivati, in maniera totalmente gratuita, al momento dell’acquisto di una sim card, qualora questa sia intestata a una persona con meno di diciotto anni.

Quali sono i siti bloccati

I siti che verranno bloccati rientrano nelle 8 categorie individuate da Agcom come inappropriate per un pubblico di minori e comprendono: i siti che forniscono informazioni, promuovono o supportano la vendita di armi e articoli correlati; i siti che forniscono informazioni, promuovono o supportano il gioco d’azzardo e le scommesse, i siti che presentano o promuovono violenza o lesioni personali, comprese le lesioni autoinflitte, il suicidio, o che mostrano scene di violenza gratuita, insistita o efferata; i siti che promuovono o supportano odio e intolleranza verso qualsiasi individuo o gruppo; i siti che promuovono pratiche che possono danneggiare la salute come l’anoressia, la bulimia o l’uso di droghe; i siti che forniscono strumenti per rendere irrintracciabile l’attività online; i siti legati a sette religiose; e i siti per adulti dove vengono diffusi contenuti pornografici e dove possono essere acquistati beni e servizi di natura simile. Resta fuori la pubblicità che questo stesso tipo di siti possono fare attraverso altri canali, come i social network, su cui la delibera dell’Agcom non poteva intervenire.

Per disattivare il servizio, una volta raggiunti i diciotto anni, sarà sufficiente fare domanda al proprio operatore tramite le proprie credenziali del Sistema pubblico di identità digitale (Spid), tramite un codice pin fornito via sms, attraverso l’autenticazione nell’area riservata del sito dell’operatore telefonico, oppure tramite una one time password (Otp), cioè una password usa e getta inviata via mail o sms. Tramite le stesse modalità sarà anche possibile richiedere l’attivazione del parental control sulle sim card intestate alle persone maggiorenni.

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L’appello mondiale per vietare gli smartphone a scuola

Author: Wired

Vietare l’uso degli smartphone a scuola contribuisce a migliorare l’apprendimento, ridurre la distrazione in classe e proteggere studenti e studentesse dal cyberbullismo. Lo sostiene l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per l’istruzione, la scienza e la cultura delle Nazioni Unite (Unesco), che ha lanciato un appello ai governi di tutto il mondo per vietare gli smartphone in classe, come già previsto in Francia e nei Paesi Bassi.

“Le connessioni online non possono sostituire l’interazione umana – ha detto Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, al Guardian -. La rivoluzione digitale ha un potenziale incommensurabile, ma così come sta venendo regolata nella società è necessario regolarla anche nell’educazione. Il suo uso deve essere finalizzato a migliorare le esperienze di approfondimento e favorire il benessere di studenti e insegnanti, non a loro discapito”.

L’appello:

  1. Cosa c’è nel rapporto
  2. Dove è vietato lo smartphone in classe

Cosa c’è nel rapporto

Per compilare il suo Global education monitor report 2023, l’Unesco ha analizzato 200 sistemi educativi di tutto il mondo, dimostrando come l’uso eccessivo degli smartphone sia causa di una riduzione del rendimento scolastico, di squilibri emotivi nei minori e di un generale impatto negativo sull’apprendimento. Al contrario, la gran parte delle ricerche che sostengono come le tecnologie digitali apportino un intrinseco valore aggiunto all’istruzione sono state realizzate grazie ai finanziamenti di aziende educative private che cercano, in questo modo, di fare pubblicità e vendere i propri prodotti.

Una tendenza che il rapporto indica come “motivo di preoccupazione” per la salute educativa delle nuove generazioni, perché va a privilegiare il profitto a discapito dell’efficacia e della completezza educative, sostiene una crescente individualizzazione delle persone e trascura la dimensione sociale e il senso stesso dell’istruzione.

Inoltre, le piattaforme educative digitali contribuiscono ad aumentare le disuguaglianze sociali e il gap educativo, visto che miliardi di persone nei paesi a basso reddito sono escluse da questi servizi, e sono anche ecologicamente impattanti. Pertanto, sottolinea l’Unesco, i governi mondiali devono delineare principi e obiettivi chiari in cui delimitare l’uso delle tecnologie digitali nell’educazione, per garantirne un loro uso benefico, così da evitare danni agli studenti e alle studentesse.

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Metaverso, l’Interpol ha aperto un ufficio

Author: Wired

Secondo gli addetti ai lavori – Meta in primis – il metaverso non è solo un luogo virtuale per gli appassionati di videogiochi o per chi cerca esperienze di svago. Entro il 2026, spiega una ricerca della società di consulenza Gartner, il 25% degli utenti online trascorrerà almeno un’ora al giorno nel metaverso. Poiché non sarà di proprietà di un singolo operatore ma ci saranno diverse piattaforme, è sorto un problema di controllo e vigilanza degli spazi virtuali. Malintenzionati e criminali stanno già approfittando delle libertà concesse agli avatar nel metaverso, tanto che l’organizzazione internazionale Interpol ha deciso di intervenire. In vista di un aumento di presenze, i crimini nel metaverso rischiano di aumentare  

Come fermare i crimini nel metaverso

La Bbc conferma che l’Interpol aprirà uno spazio nel metaverso per investigare sui crimini virtuali. Nonostante ad oggi i vari spazi web 3.0 creati dalle aziende non siano molto popolati, ci sono già state numerose denunce. Non si tratta solo di reati legati al furto di denaro o di dati personali: alcune accuse di molestie verbali e sessuali avvenute fra avatar hanno attirato l’attenzione. Una donna di 21 anni ha detto di essere stata molestata dopo un’ora dall’ingresso nel metaverso, secondo un rapporto di SumOfUs, un’organizzazione no-profit che si occupa di difesa dei diritti umani. La giovane utente è stata condotta in una stanza privata durante una festa su Horizon Worlds, una piattaforma del metaverso creata da Meta. La donna ha affermato che il suo avatar è stato poi avvicinato da molti utenti senza che lei avesse la possibilità di reagire. Quando un utente viene toccato da un altro nel metaverso, i controller delle mani vibrano, “creando un’esperienza fisica molto disorientante e persino inquietante durante un’aggressione virtuale” ha detto la vittima a SumOfUs.

L’organizzazione ha anche osservato che “gli utenti di realtà virtuale hanno da tempo segnalato problemi di molestie sessuali, abusi verbali, insulti razzisti e invasione dello spazio personale in una miriade di app“. Di fronte all’attacco avvenuto nel metaverso, un portavoce di Meta ha fatto notare che l’utente aveva disattivato la funzione Personal Boundary, un’impostazione predefinita che impedisce ai non amici di avvicinarsi a meno di un metro e mezzo dal proprio avatar. Esistono inoltre diversi strumenti di sicurezza destinati ad aiutare le persone a stare al sicuro negli ambienti virtuali, tra cui il pulsante Safe Zone che consente agli utenti di bloccare le persone che danno fastidio e di segnalare contenuti inappropriati. Un’altra persona sentita da SumOfUs ha riferito che dopo l’accesso è stata avvicinata da un altro giocatore, che ha poi “simulato palpeggiamenti ed eiaculazioni con il suo avatar“. La vastità dei luoghi virtuali rende difficile controllare i comportamenti degli utenti e potrebbe mettere in pericolo minori o persone inesperte che provano il metaverso.

Palpeggiamenti virtuali 

Se su internet “tradizionale” ci si può offendere o scandalizzare per contenuti testuali o immagini inappropriate postate da altri, nello spazio virtuale si osservano da vicino e si percepiscono i comportamenti fisici degli altri. Uno user dietro un avatar può apparire gentile, ma se lasciato avvicinare dopo aver iniziato una conversazione – che può avvenire anche di persona tramite cuffie e visori – potrebbe iniziare a muovere il proprio personaggio virtuale verso un altro in modo inappropriato. Katherine Cross, che svolge ricerche sulle molestie online all’università di Washington, sostiene che quando la realtà virtuale è immersiva, i comportamenti tossici che si verificano in quell’ambiente sono reali. “Le molestie sessuali sono già un problema su internet, ma la presenza in VR aggiunge un ulteriore livello che rende l’evento più intenso”, ha detto Cross.

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16 anni l’età minima per iscriversi ai social network: la proposta

Author: Wired

Sette proposte per rendere il web un luogo virtuale più sicuro per i minorenni. È il pacchetto di misure che il 6 e il 7 febbraio scorsi, in occasione del Safer Internet Day, ricorrenza annuale istituita dalla Commissione europea per promuovere un uso consapevole della rete, il Telefono Azzurro ha presentato nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera.

Il progetto, che come priorità ha identificato l’innalzamento dagli attuali quattordici ai 16 anni della cosiddetta età di connessione, nasce con l’obiettivo di tutelare i diritti dei bambini e degli adolescenti. “Sono – ha spiegato il presidente della onlus Ernesto Caffo – gli stessi ragazzi a chiederlo”. Ecco perché occorre “sensibilizzare – ha aggiunto – non solo l’opinione pubblica, ma anche i legislatori affinché adottino misure di maggiore tutela del minore che naviga sul web e utilizza i social network”.

Il Telefono Azzurro ha proposto al governo di rendere “invalidi” i contratti conclusi dai minori di sedici anni con i fornitori dei servizi delle società di informazione e di obbligare questi ultimi a verificare l’età dell’utente all’atto del perfezionamento del contratto stesso. La onlus ha inoltre invitato l’esecutivo a limitare la possibilità di manifestare il consenso al trattamento dei propri dati solo ai maggiori di 16 anni.

In materia di sextorsion, il Telefono Azzurro suggerisce di rafforzare il potere del garante della privacy. Questa particolare forma di estorsione si verifica quando alla vittima viene richiesto il pagamento di una somma di denaro sotto la minaccia di diffusione di video o immagini vere o presunte che la ritraggono in pose o atteggiamenti sessualmente espliciti

Le altre proposte della onlus riguardano poi il potenziamento del servizio del 114, Emergenza infanzia, attraverso la previsione del “contatto di emergenza in app” e l’introduzione dell’educazione civica digitale e di una nuova governance dell’agenda digitale dei bambini.

article imageI problemi della legge francese per vietare ai minori l’accesso ai siti porno

Il governo vuole introdurre nuovi meccanismi per verificare l’identità. Che comportano grossi rischi per la privacy degli utenti in rete

La posizione del governo

Le richieste dell’associazione presieduta da Caffo hanno trovato il pieno appoggio del governo. “La tutela dell’infanzia e dell’adolescenza rispetto al mondo digitale – ha infatti affermato nel corso dell’evento il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucciè certamente una priorità di questo esecutivo”. 

Troviamo – ha aggiunto – che ci debbano essere una responsabilità e una consapevolezza della responsabilità a tutti i livelli: a livello istituzionale; a livello delle piattaforme, che devono essere sempre più capaci di introdurre dei sistemi di misurazione dell’età; a livello della scuola, che deve formare ed educare per fare in modo che le nuove generazioni che vivono in un mondo digitale possano vedere in quel mondo un luogo delle opportunità e non di malessere e devianza“. 

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ChatGPT, dietro c’è un esercito di addestratori sottopagati

Author: Wired

E così, come scrive Time nella sua inchiesta con cui ha svelato il ruolo di queste attività, per risolvere il problema in vista del lancio di ChatGPT, OpenAI “ha strappato una pagina dal libro di società come Facebook, che avevano già mostrato come fosse possibile creare delle intelligenze artificiali in grado di riconoscere casi di linguaggio tossico e aiutare così a rimuoverli dalle loro piattaforme”. Il metodo è lo stesso con cui si insegna a un algoritmo di deep learning a riconoscere un semaforo: è necessario dargli in pasto una tale quantità di esempi testuali di violenza, molestie sessuali, bullismo, ecc. da permettergli di imparare a riconoscerli in autonomia.

lettere pastaChatGPT & co. saranno mai redditizi?

Il chatbot e gli altri modelli di Ai sono al centro di grande entusiasmo e di investimenti da aziende come Microsoft, ma non è ancora chiaro come possano portare a dei profitti

Etichettatori umani

Come già visto nell’esempio dei semafori, anche per insegnare agli algoritmi a riconoscere contenuti violenti di ogni tipo è necessario che ci sia in primo luogo qualcuno che analizza questi contenuti e li etichetta come tali. Ed è qui che entra in gioco Sama: società che ha tra i suoi clienti anche Meta, Microsoft e Google e che, nel 2021, ha stretto un accordo commerciale con OpenAI al fine di etichettare il materiale necessario a creare un “detector” di contenuti tossici, che sarebbe poi stato integrato in ChatGPT.

“Per ottenere queste etichette, OpenAI ha inviato decine di migliaia di campioni di testo a Sama a partire dal novembre 2021 – prosegue Time –. Buona parte di questi contenuti sembrano essere stati prelevati dai più oscuri reconditi della rete. Alcuni descrivono con dettagli espliciti abusi sessuali su bambini, bestialità, omicidi, suicidio, tortura, autolesionismo e incesto”.

Tutto ciò, inevitabilmente, significa che il lavoro degli etichettatori assoldati da Sama consisteva nel leggere tutto il giorno i più terribili contenuti partoriti dalla mente umana, per poi etichettarli in base alle loro caratteristiche: “Un passo necessario per minimizzare la quantità di contenuti violenti e sessuali inclusi nei dati di addestramento e per creare strumenti in grado di individuare contenuti nocivi, ha spiegato un portavoce di OpenAI.

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Sotto pressione

Come già avvenuto nel caso dei moderatori di social network, questo tipo di lavoro è però estremamente pesante: un lavoratore di Sama con il compito di leggere ed etichettare testi per OpenAI ha spiegato al Time di aver sofferto di pensieri ossessivi dopo aver letto la descrizione di un uomo che faceva sesso con un cane in presenza di un bambino. “È stata una tortura – ha spiegato il moderatore -. Leggi una quantità di materiale del genere per tutta la settimana. Ora che arriva il venerdì, continuare a pensare a quelle immagini causa seri disturbi”.