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Sciopero dei benzinai il 25 e 26 gennaio: confermato

Author: Wired

Il tavolo tecnico dell’esecutivo per scongiurare lo sciopero dei benzinai è fallito. Così le organizzazioni degli esercenti, dopo un momentaneo congelamento, hanno confermato l’agitazione su tutto il territorio nazionale durante le intere giornate del 25 e del 26 gennaio 2023. I gestori stanno criticando le scelte del governo Meloni, il decreto carburanti e l’istruttoria dell’Antitrust sulle speculazioni, ma sono rimasti aperti a bloccare lo sciopero anche un minuto prima del suo inizio, nel caso il governo dovesse sospendere alcune parti del decreto.

Una stazione di servizioLe nuove regole sul prezzo di benzina e diesel

Il governo Meloni ha imposto ai distributori di esporre il prezzo medio giornaliero del carburante a fianco a quello praticato da loro. Rinnovati i buoni benzina per i dipendenti

La questione accise

L’accusa dei rappresentanti di categoria Fegica e Figisc/Anisa al governo Meloni è di giocare allo scaricabarile sull’aumento dei prezzi del carburante, innescato dalla decisione dell’esecutivo di non finanziare più il taglio delle accise voluto dal governo Draghi, che in questo modo ha provocato un’impennata record dei costi per il carburante alla pompa di benzina. A seguito dei rincari, infatti, diversi esponenti della maggioranza hanno puntato il dito contro le speculazioni dei gestori dei benzinai, sostenendo che l’aumento dei prezzi derivasse da loro scelte personali. 

Le categorie hanno poi alzato le barricate anche a causa dell’istruttoria avviata dall’Antitrust per indagare sui petrolieri. Aperta non per verificare loro eventuali responsabilità speculative nell’aumento dei prezzi, ma per non aver vigilato sui benzinai, dopo aver riscontrato irregolarità per l’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato e per l’omessa comunicazione dei prezzi sul portale Osservaprezzi carburanti.

Un uomo con delle banconote in mano in una stazione di servizio4 app e siti per controllare i prezzi di benzina e diesel

Da quello ufficiale del governo alle funzioni di Google Maps, ecco 4 applicazioni utili per tenere sotto controllo i costi del carburante al distributore

Prezzi e multe

Inoltre, i benzinai stanno contestando fortemente il decreto carburanti del governo Meloni, a causa delle sanzioni da 6mila euro per gli esercenti che non rispettino l’obbligo di esporre i prezzi medi regionali. Per le organizzazioni si tratterebbe di multe sproporzionate, pari alla vendita di 180 mila litri di benzina, cioè a circa sei settimane di lavoro, secondo Bruno Bearzi, presidente della Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti.

Su Rai News 24, Bearzi ha poi incalzato riguardo allo sciopero dei benzinai sostenendo come le sanzioni non facciano deterrenza e che i cartelli con i prezzi medi sarebbero “inutili”, “dannosi” e dovrebbero “al massimo essere tarati sull’area circostante e non a livello regionale. In più, le sanzioni potrebbero “arrivare anche alla risoluzione del contratto” e quindi a una “richiesta di danni da parte della compagnia petrolifera”, che potrebbe poi portare “alla chiusura dell’azienda di distribuzione”.

Hanno invece protestato contro le dichiarazioni dei benzinai le associazioni dei consumatori. Come si legge sempre su Rai News 24, Furio Truzzi, presidente di Assoutenti ha spiegato che denunciare le anomalie che si registrano nei prezzi dei carburanti non è gettare fango sulla categoria, così come non è un insulto chiedere più trasparenza in favore dei consumatori. Non capiamo il nesso tra la sacrosanta indagine aperta dall’Antitrust sulle irregolarità relative all’esposizione dei prezzi al pubblico, che dovrebbero essere contestate dagli stessi gestori, e lo sciopero della categoria”.

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Tecnologia

ChatGPT, le scuole hanno iniziato a vietarlo

Author: Wired

Da New York all’Australia, scuole e università hanno già cominciato a vietare l’uso delle intelligenze artificiali come il bot conversazionale ChatGPT di OpenAI, in grado di scrivere testi con costruzione e sintassi praticamente indistinguibili da quelle umane. Una politica condivisa anche dall’International conference on machine learning (Icml), tra le più prestigiose al mondo nel settore, che ha proibito l’uso di questi sistemi per la scrittura di articoli accademici.

ChatGPT è diventato virale appena un paio di mesi fa, rendendo i testi generati tramite l’intelligenza artificiale un nuovo fenomeno online. Tuttavia, assieme all’entusiasmo per il progresso delle Ia, sono cresciute le preoccupazioni relative all’etica e alla correttezza del loro impiego in contesti diversi da quello ludico e ricreativo. In particolare, a lanciare l’allarme su un possibile impatto negativo sono stati gli ambienti accademici e scolastici.

article image7 trucchi per sfruttare tutto il potenziale di ChatGpt

Una serie di dritte per spremere al meglio il bot conversazionale basato su intelligenza artificiale di OpenAI  

Stop nelle scuole

“A causa delle preoccupazioni per l’impatto negativo sull’apprendimento degli studenti e per la sicurezza e l’accuratezza dei contenuti, l’accesso a ChatGPT è vietato alle reti e ai dispositivi delle scuole pubbliche di New York”, ha dichiarato Jenna Lyle, portavoce del Dipartimento dell’educazione di New York, in un comunicato riportato dalla Cnn.

Al fianco di New York si è schierata anche la città di Los Angeles, dove l’accesso a ChatGPT è stato bloccato preventivamente in tutte le reti e i dispositivi del Distretto scolastico unificato della metropoli californiana “per proteggere l’onestà accademica, mentre viene condotta una valutazione dei rischi e dei benefici”.

mosaico bluIl punto di forza di ChatGpt è anche il suo più grande difetto

Il nuovo chatbot ha conquistato internet e ha dimostrato quanto possa essere coinvolgente l’Ai conversazionale, anche quando si inventa fatti

Nelle università

Dall’altra parte dell’oceano, in Australia le cose si sono fatte anche più radicali. Tutte le università australiane, unite nell’organizzazione chiamata The group of eight, hanno deciso di tornare a svolgere gli esami con carta e penna, per cancellare definitivamente qualunque pericolo relativo all’utilizzo di ChatGPT durante le prove.

Il gruppo ha inoltre aggiornato il regolamento interuniversitario, stabilendo definitivamente come l’uso di intelligenze artificiali per scrivere esami o articoli accademici sia da considerarsi come illegittimo. Dopo queste modifiche, come riporta il Guardian, diversi studenti sono stati sanzionati per essere stati sorpresi a usare ChatGPT.

Ma le università e le scuole non sono le uniche ad aver ingaggiato battaglia contro il bot di OpenAI. Uno studente di Princeton, per esempio, ha creato GPTZero, un’applicazione dedicata unicamente a scoprire se un testo sia stato o meno scritto tramite intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, come si legge su The Verge, gli specialisti di machine learning della Icml hanno deciso di vietare l’uso di bot come ChatGPT per la creazione di articoli scientifici.

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Natale, tutto quello che sappiamo lo hanno deciso le aziende

Author: Wired

Ormai ci siamo: è QUEL giorno dell’anno. Natale. Con le sue luci, i regali, Babbo Natale e le canzoncine che lo accompagnano già dal primo novembre (per info: rivolgersi a Mariah Carey). Tutto sembra volerci suscitare la magia, l’atmosfera e la nostalgia per un tempo in cui non eravamo neppure nati. Ecco: quel periodo in realtà non è mai esistito. Nessuno vuol essere il Grinch della situazione, ma bisogna ammetterlo a noi stessi: il Natale che viviamo in questi giorni, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni, è solo un’accozzaglia di input che il marketing ha provato a rifilarci. Riuscendoci, peraltro, visto che ne siamo rimasti plasmati. La popolarità del Natale e la sua crescente commercializzazione, sono andate di pari passo, influenzando l’un l’altra fino ad arrivare ai nostri giorni con la stagione natalizia che inizia ormai ai primi di novembre. Ed è stato proprio il marketing a stimolare entrambe queste tendenze e la storia di come tutto ciò sia avvenuto può fornirci alcuni affascinanti spunti  per capire come la società possa plasmarsi.

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Le origini del Natale commerciale

Nonostante la tradizione popolare italiana sia ricca di tradizioni e ricorrenze legate in parte al folklore e in parte alla religione (il presepe, per esempio, è una nostra “esclusiva”), anche da noi il Natale commerciale è arrivato come negli Stati Uniti solo nel Novecento. A fare da spartiacque tra un prima e un dopo del Natale commerciale c’è stato lo sviluppo dell’industrializzazione: da noi, come negli Stati Uniti (che ci hanno influenzato su più fronti) la modernità portò inizialmente una sorta di nostalgia per la semplicità della pur durissima vita precedente. La globalizazzione ha fatto il resto: spostando qui e là i simboli del Natale in giro per il mondo. Con il passare degli anni, giocò un ruolo fondamentale la Penny Press: le storie di cui parlava, così come le “pubblicità” che figuravano su questi giornali iniziarono costruire pezzi di tradizione natalizia, molti dei quali si sono cementati nella cultura popolare.

La regina Vittoria con la famiglia intorno a un albero di Natale. Credit Illustrated London News

Secondo alcuni, per esempio, la popolarità degli alberi di Natale può essere fatta risalire a un’immagine nel Godey’s Lady’s Book, la rivista più letta all’epoca, in cui la regina Vittoria e la sua famiglia posavano riuniti intorno a un abete addobbato con delle candele. Tuttavia, il vero boom del Natale è arrivato grazie alla diffusione dei grandi magazzini, che negli hanno visto un’incredibile opportunità di affari nel fare regali di Natale e hanno iniziato ad addobbarli creando l’estetica natalizia che oggi associamo al Natale. 

Altri dettagli, li dobbiamo ad alcuni imprenditori: per esempio le cartoline natalizie che vediamo nei film americani nacquero grazie al tipografo tedesco Louis Prang che voleva creare un mercato per la sua tecnologia di stampa a colori appena inventata. Per non parlare delle palline di Natale. Anche loro un prodotto di marketing: infatti, nelle immagini più antiche (e anche in alcuni film Disney) gli alberi erano solitamente adornati con delle candele. L’idea di ornamenti sferici fu del proprietario del grande magazzino FW Woolworth che decise di produrli in massa in Germania e di venderli a buon mercato. Un successo.

Coca-Cola ha plasmato l’immagine di Babbo Natale

Babbo Natale in un manifesto di Coca Cola del 1953

Babbo Natale in un manifesto di Coca Cola del 1953

Library of Congress/Getty Images

Cappello rosso con il pon pon bianco, così come la sua barba: se c’è qualcuno che non lo sapesse il vecchio paffuto che porta i regali ai bambini nella notte di Natale ce lo ha regalato Coca-Cola. Fino alle prime immagini promozionali della famosa bibita, infatti, Babbo Natale era conosciuto nella tradizione dei paesi del nord Europa e per tutti era San Nicola. La sua figura iniziò a riscuotere un certo successo negli Stati Unit grazie al poema del 1822 A Visit from St. Nicholas (ora più popolarmente noto come The Night Before Christmas). La sua figura, però, non era ben nota all’opinione pubblica: così i grandi magazzini, con un piccolo aiuto delle riviste dell’epoca, aiutarono a rimediare. 

Nel 1841 spuntò un Babbo Natale a dimensione naturale in un negozio di Filadelfia: l’idea di marketing era quella di dare alle persone la possibilità di incontrare dal vivo Babbo Natale. Ma come si è arrivati al Babbo Natale che conosciamo oggi? Fu il disegnatore Fred Mizen a realizzare il personaggio che diventò protagonista delle campagne campagne di advertisng Coca-Cola. Prima di allora, infatti, Santa Claus era raffigurato come un elfo, piccolo, magro e verde. Fu poi lo storytelling della magia della notte di Natale a permettere all’azienda di entrare di prepotenza nell’immaginario collettivo e modificando quella figura leggendaria grazie ai suoi manifesti pubblicitari. 

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Economia Tecnologia

TikTok, i 10 trend che devi conoscere

Author: Wired

Volenti o nolenti, TikTok è fra noi ed è destinato a restarci. Da app dei balletti a strumento di marketing il passo è più breve di quello che sembri: grazie all’osservazione e all’analisi di milioni di video e di conversazioni, di like e commenti, il social network di ByteDance offre una finestra aperta sugli argomenti di cui parla la Generazione Z e forse ne anticipa la diffusione al pubblico più vasto degli altri social media, della televisione, dei giornali. Così è accaduto nel 2022 nel caso di artisti, mode e ovviamente modi di dire e tormentoni (corsivo docet). Se si considera che la app è passata, in un anno, da 9 a 17 milioni di utenti mensili in Italia è facile immaginare che non si tratta di soli giovanissimi e che la velocità di diffusione delle tendenze che vi emergono è più che comprensibile.

I seguenti trend sono quelli che, nel nostro Paese, risultano diffusi e per lo più incomprensibili a chi non frequenti con assiduità la piattaforma o il mondo dei teenager”, spiega Andrea Boscaro, fondatore e partner della società di formazione e consulenza dedicata al marketing digitale The Vortex. TikTok non è per i boomer, dunque. Tuttavia, non appena si giunge a realizzare il fatto che ogni generazione ha le sue mode, il suo lessico, i suoi comportamenti, si possono trarre delle informazioni utili per sfruttare i trend virali e applicarli alle strategie di marketing.

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Economia Tecnologia

Porsche ha sviluppato un carburante sintetico

Author: Wired

Dopo anni di lavoro e milioni di dollari investiti, Porsche ha rifornito per la prima volta un’automobile con il suo carburante sintetico. La scelta del veicolo è stata peraltro simbolica, poiché è ricaduta su una 911: gli eFuel sono infatti stati pensati per garantire uno strumento a emissioni zero per evitare la dismissione delle automobili storiche del marchio e non solo.

La casa automobilistica tedesca è impegnata nella produzione del carburante sintetico dal 2020, quando ha investito 20 milioni di euro in un progetto in sinergia con Siemens Energy per realizzare un impianto pilota a Punta Arenas, in Cile

All’inizio di quest’anno, Porsche ha investito altri 75 milioni di dollari, acquisendo il 12,5% di Hif Global, la holding attiva in questo processo di produzione di eFuel, di cui fanno parte, tra le altre e oltre alle due aziende tedesche, anche Enel ed ExxonMobil.

Le prospettive

Attualmente, gli sforzi che Porsche sta compiendo per garantire longevità alle proprie automobili storiche prescindono dall’eventuale regolamentazione sul carburante sintetico. Mentre i divieti per la vendita di veicoli a combustione è già in programma, per esempio, in Europa e in California a partire dal 2035, in nessun paese sono state invece concesse esenzioni per gli eFuel.

Come riporta TechCrunch, il consigliere di amministrazione e responsabile ricerca e sviluppo di Porsche Michael Steiner si augura però che delle norme in questo senso possano essere previste. “Le valutazioni – spiega Steiner – sono ancora in corso, ma la nostra aspettativa è quella di poter usare questo carburante sintetico anche nelle automobili per uso privato, specialmente nelle Porsche. È una speranza, non c’è ancora nessuna certezza”.

Gli eFuels della casa automobilistica tedesca saranno utilizzati esclusivamente in pista, alimentando le vetture della Porsche SuperCup. Essi potrebbero inoltre rappresentare una soluzione utile nel caso in cui l’azienda dovesse decidere di tornare in Formula 1. La massima categoria di monoposto da corsa è infatti impegnata nel progetto Net-Zero Carbon, con l’obiettivo zero emissioni fissato nel 2030.

Perché il Cile

La scelta di Punta Arenas non è stata casuale. Il funzionamento dei carburanti sintetici è infatti basato sulla scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno. Affinché essa possa avvenire, serve molta elettricità. In Cile questa energia è fornita a basso costo dai venti forti e costanti grazie alle turbine eoliche Siemens Gamesa. L’idrogeno ricavato da tale processo viene miscelato con l’anidride carbonica estratta dall’aria per creare una specie di metanolo.