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Fratelli d’Italia vuole il carcere per i reati di buon costume

Author: Wired

Con una nuova proposta di legge, dai toni vagamente razzisti, Fratelli d’Italia vorrebbe introdurre il carcere per chi frequenta lavoratori o lavoratrici del sesso (sex workers) e per il nudismo, praticato, secondo i meloniani, soprattutto dagli immigrati. Il fautore dell’iniziativa, che difficilmente verrà mai votata, è Edmondo Cirielli, viceministro agli Affari esteri ed ex carabiniere.

Secondo Cirielli, “va contrastato il degrado morale che affligge la nostra collettività”, si legge su Repubblica, che per prima ha dato la notizia. E per farlo, l’idea è di reintrodurre il reato di buon costume, facendo scattare l’arresto solo per chi fa sesso in auto con un sex worker e non “appanna” o “copre” i vetri della vettura, in “pubblica via”. Mentre a oggi, chi fa sesso in auto viene punito con una sanzione amministrativa. 

Carcere, sempre dai 3 mesi ai 3 anni, anche per chi pratica il nudismo fuori dalle aree adibite, come alcune spiagge. Ma è in questa parte che la proposta svela il suo tono razzista e suprematista, infatti secondo il vice ministro di Fratelli d’Italia, il nudismo sarebbe praticato soprattutto da immigrati che non sono avvezzi ai costumi, alle consuetudini e alle norme etiche e giuridiche che regolano la convivenza civile nella nostra società”.

Un ragionamento che sa di colonialismo e dottrine suprematiste, secondo cui i migranti non conoscerebbero le regole della convivenza civile. Lo stesso che abbiamo già sentito più volte da vari politici di destra, che hanno spesso sostenuto come tutti i delitti commessi in Italia sarebbero responsabilità dei migranti. Mentre i dati sulla popolazione carceraria e sui responsabili effettivi dicono esattamente il contrario.

All’interno del testo si parla anche di punire con il carcere “atti osceni” come il toccamento lascivo delle parti intime del corpo anche qualora avvenga al di sopra degli abiti”, azione che potrebbe scoraggiare le molestie e consegnare più facilmente alla giustizia i molestatori. Tuttavia, in questo caso non si tratta di buon costume, ma, appunto, di molestie e assimilare le due cose non promette nulla di buono.

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Carri armati all’Ucraina, la Germania sblocca l’invio

Author: Wired

La Germania non si opporrà all’invio dei carri armati tedeschi Leopard 2 in Ucraina da parte della Polonia. Lo ha dichiarato Annalena Baerbock, ministra degli Esteri di Berlino, segnando una svolta radicale nel lungo dibattito che per mesi ha contrapposto i paesi favorevoli a rifornire Kyiv con i moderni carri di fabbricazione occidentale e quelli contrari.

Fino quando la Gran Bretagna non ha deciso di inviare i suoi carri armati Challenger 2, a metà gennaio, per Berlino era sufficiente continuare a sostenere Kyiv inviando i vecchi carri armati sovietici rimasti in Unione europea. Una decisione in linea con la strategia degli Stati Uniti, che finora hanno negato l’invio dei loro Abrams e altre armi particolarmente avanzate.

Le decisioni di Stati Uniti e Germania hanno influenzato anche i paesi intenzionati a inviare tutto e subito all’Ucraina, come la Polonia. Infatti, prima di poter cedere i propri armamenti a soggetti terzi, gli Stati devono ricevere l’autorizzazione dal paese che ha prodotto le armi. Nel caso dei Leopard, la Germania. Autorizzazione che sembra finalmente arrivata. Per il momento la domanda – di poter inviare i Leopard polacchi in Ucraina – non ci è stata posta, ma se dovesse arrivare non ci opporremmo ha detto la ministra Baerbock, in una dichiarazione riportata da Euractiv.

Alcuni Amx-10Rc durante un'esercitazione in Afghanistan Il braccio di ferro sui carri armati da inviare all’Ucraina

Finora nessun paese Nato ha fornito a Kyiv quelli di propria fabbricazione, l’imitandosi all’impiego dei vecchi carri sovietici. Ma la spedizione degli Amx-10Rc francesi potrebbe indicare un cambio di rotta

Cos’è il Leopard

Il Leopard 2 è il principale carro armato tedesco sviluppato dall’azienda di difesa Krauss-Maffei Wegmann. Progettato negli anni Settanta, come aggiornamento del precedente Leopard 1, si trova negli arsenali di quasi 20 paesi ed è considerato uno dei migliori carri armati al mondo per autonomia, velocità, protezione e potenza di fuoco.

I Leopard 2 sono in grado di viaggiare fino a 70 chilometri all’ora, con un’autonomia di 442 chilometri con un pieno. Sono armati con un cannone a canna liscia da 120 millimetri, una mitragliatrice da 7,62 millimetri, lanciagranate automatici e sono dotati di protezioni balistiche e contro le mine. Questi mezzi sono già stati impiegati con successo in Kosovo, Siria e Afghanistan. 

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Intelligenza artificiale, gli algoritmi che discriminano chi cerca casa negli Stati Uniti

Author: Wired

Due anni fa, Mary Louis ha presentato una domanda di affitto per un appartamento a Granada Highlands, un condomino a Malden, in Massachusetts. Le piaceva il fatto che la casa avesse due bagni e che nel palazzo ci fosse una piscina. Il proprietario però ha respinto la richiesta della donna, presumibilmente a causa del punteggio assegnatole da un algoritmo per la selezione degli inquilini realizzato dalla società SafeRent.

Louis ha presentato invano alcune referenze che testimoniavano 16 anni di affitti pagati puntualmente. Alla fine ha dovuto virare su un altro appartamento, che costava 200 dollari in più al mese e si trovava in una zona con un tasso di criminalità più elevato. Secondo la class action presentata dalla donna e altre persone lo scorso maggio, tuttavia, i punteggi di SafeRent – basati in parte sulle informazioni contenute nelle relazioni sull’affidabilità creditizia – costituiscono una discriminazione nei confronti degli affittuari neri e ispanici, e pertanto violano il Fair Housing Act. La legge statunitense, che proibisce la discriminazione sulla base di etnia, disabilità, religione o nazionalità, fu approvata dal Congresso una settimana dopo l’assassinio di Martin Luther King Jr., nel 1968.

Nuovi metodi per la solita discriminazione

L’azione legale è ancora in corso, ma la scorsa settimana il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha inviato un avvertimento ai proprietari di immobili e alle società che sviluppano algoritmi per la selezione degli inquilini. SafeRent aveva dichiarato che gli algoritmi utilizzati dall’azienda non sono soggetti al Fair Housing Act in quanto i punteggi si limitano a fornire indicazioni ai proprietari delle abitazioni senza prendere decisioni. Una memoria del Dipartimento di giustizia, depositata insieme al Dipartimento delle politiche abitative e dello sviluppo urbano, respinge però questa tesi, sottolineando che la legge e la giurisprudenza non lasciano dubbi.

“I fornitori di alloggi, e le società di selezione degli inquilini che utilizzano algoritmi e dati per la selezione degli inquilini, non sono esenti da responsabilità quando le loro pratiche negano  in modo sproporzionato l’accesso a opportunità abitative eque alle persone di colore”, ha dichiarato in un comunicato Kristen Clarke, capo della divisione per i diritti civili del Dipartimento di giustizia.

Gli algoritmi che assegnano punteggi alle persone sono diventati sempre più comuni nel settore immobiliare. Nonostante le argomentazioni secondo cui assicurerebbero una maggiore efficienza o consentirebbero di identificare “inquilini migliori”, negli Stati Uniti questi sistemi potrebbero in realtà contribuire alla storica e persistente discriminazione di alcune minoranze.

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Pedopornografia online in aumento in Italia

Author: Wired

“Segnalo un sito di pornografia illegale. Recitava così una segnalazione arrivata intorno alla metà di novembre su WiredLeaks, la piattaforma di Wired che consente di comunicare in modo anonimo con la redazione. Illegale perché, come è stato possibile verificare, il portale in questione conteneva pedopornografia.

La segnalazione riportava un link .onion, ovvero ospitato nel dark web e raggiungibile solo attraverso browser come Tor, che per ovvie ragioni non riportiamo (non aggiunge nulla al nostro articolo e non vogliamo che abusi siano perpetrati) e che la redazione ha immediatamente segnalato alla Polizia postale. Al segnalante è stato chiesto di spiegare come sia entrato in possesso di questo collegamento, con l’obiettivo di poter provare a fare luce su come si diffonda la pedopornografia in rete. A oggi, però, non ci sono stati riscontri da parte sua. Con l’aiuto dei dati delle forze dell’ordine Wired ha cercato di quantificare la diffusione della pedopornografia online.

Il fenomeno della pedopornografia online

A occuparsi del contrasto a questo fenomeno è il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) della Polizia postale. Organismo che, nel corso del 2022, si è occupato di 4.542 casi, che hanno consentito di indagare 1.463 soggetti, dei quali 149 sono stati arrestati. Un dato, quest’ultimo, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente. Sul fronte dell’attività di prevenzione del fenomeno della pedopornografia online, il Cncpo ha visionato 25.696 siti. Di questi, 2.622 sono stati inseriti in black list e quindi oscurati, in quanto presentavano contenuti pedopornografici. In entrambi i casi, si tratta di un incremento del 3% rispetto ai numeri fatti registrare nel corso del 2021.

La fine della fase acuta della pandemia e delle restrizioni alle libertà personali introdotte per contrastarla, si legge nella nota con cui la Polizia postale ha fornito i dati a Wired, ha fatto rilevare una riduzione della circolazione globale di materiale pedopornografico sui circuiti internazionali”. Il fatto che viaggino meno in rete, non significa però che questi materiali abbiano smesso di circolare. La conferma, appunto, dall’aumento “dei soggetti individuati e deferiti per violazioni connesse ad abusi in danno di minori.

Sono 424 i casi di adescamento online registrati dalla Polizia postale. La fascia più interessata è quella tra i 10 e i 13 anni, nella quale si concentra il 54% delle vittime. Preoccupa, invece, “il lento incremento dei casi relativi a bambini di età inferiore ai 9 anni adescati”. Un trend “diventato più consistente a partire dalla pandemia” e che vede come luogo di incontro tra minori e molestatori più frequenti i social network e i videogiochi. Prova, questa, del fatto che “il rischio si concretizza con maggiore probabilità quando i bambini e i ragazzi si esprimono con spensieratezza e fiducia, nei linguaggi e nei comportamenti tipici della loro età”.

Le indagini 

L’infografica che segue racconta le 12 più importanti operazioni di contrasto alla pedopornografia online condotte dalla Polizia postale e conclusesi lo scorso anno. Oltre ad indicare il numero di persone arrestate o denunciate, mette in luce quali siano le piattaforme attraverso le quali avveniva lo scambio di materiale pedopornografico. Il nome di fianco ad ogni simbolo è quello della relativa operazione.

L’operazione che ha portato al più alto numero di arresti si chiama Green Ocean, è stata condotta dalla Polizia postale di Palermo su alcune piattaforme di file sharing e di messaggistica. In carcere sono finite 13 persone, sul computer di una delle quali sono stati trovati file che “hanno messo in luce l’esistenza di abusi fisici in danno di due minori, all’epoca dei fatti dell’età di 2 e 3 anni.

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Medici, le 9 regione d’Italia in cui ne mancano di più

Author: Wired

A Bolzano c’è un cardiologo ospedaliero ogni 224mila abitanti, a Caltanissetta un ginecologo ogni 40mila e ad Asti un pediatra per ogni 1.813 minori. In tutta Italia, ma in particolare in nove regioni, di cui sette del nord, mancano medici di famiglia, ospedalieri, pediatri di libera scelta e infermieri. Si chiama desertificazione sanitaria e, come suggerisce il nome, non promette nulla di buono.

L’equazione è semplice: se non ci sono medici è più difficile accedere alle cure sanitarie. È questa la desertificazione sanitaria, ovvero una situazione di estremo disagio per i pazienti, dovuta alla mancanza di personale, di ospedali e altre strutture di cura abbastanza vicine ai centri abitati e a lunghi tempi di attesa. A farne maggiormente le spese sono le zone periferiche e ultra periferiche delle aree interne del paese.

Lo ha rivelato il rapporto Bisogni di salute nelle aree interne, tra desertificazione sanitaria e Pnrr – provincia che vai, carenza di personale sanitario che trovi, curato da Cittadinanzattiva nell’ambito del progetto europeo Action for health and equity: addressing medical desert (Ahead), finanziato da Eu4Health, il quarto programma dell’Unione europea dedicato alla salute per il periodo 2021-2027.

Farmacista al lavoroLa storia dei farmaci carenti in Italia, spiegata con i dati

L’Agenzia del farmaco segnala che sono 3.200 i farmaci carenti in Italia, ma quasi la metà manca perché non è più in commercio e altri 400 saranno ritirati nei prossimi mesi. L’analisi dei dati e le spiegazioni sul fenomeno

Le regioni maglia nera

Secondo l’analisi, sono nove le regioni più colpite da desertificazione sanitaria, per un totale di 39 province dove gli squilibri tra il numero dei professionisti e cittadini sono più marcati. Al primo posto si trova la Lombardia, con Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi e Milano tra le peggiori. Segue il Piemonte, con Alessandria, Asti, Cuneso, Novara, Torino e Vercelli. Al terzo posto il Friuli Venezia Giulia, con Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste.

Fuori dal podio abbiamo invece la Calabria, con Cosenza Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Il Veneto, con Treviso, Venezia e Verona. La Liguria, con Imperia, La Spezia e Savona. L’Emilia Romagna, con Parma, Piacenza e Reggio Emilia. E infine il Trentino Alto Adige, con entrambe le province autonome di Bolzano e Trento, e il Lazio, con Latina e Viterbo.

Rapporto mediciabitanti nelle province italiana

Rapporto medici/abitanti nelle province italiana (Foto: Cittadinanzattiva)

kevin carboni

Mancano i fondi

Una fotografia a tutto campo delle difficoltà che coinvolgono l’intero sistema sanitario nazionale e che, secondo Cittadinanzattiva, rischiano di non essere risolte con i fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Soltanto il 16% delle case e il 17% degli ospedali di comunità previsti per i prossimi anni sono stati pensati per essere realizzati nelle zone periferiche e più in difficoltà. Sul totale di 1.431 case di comunità, solo 508 saranno costruite nelle aree interne, lasciando circa 5 milioni di italiani e italiane senza qualsiasi presidio sanitario.

Inoltre, in 13 comuni periferici della Valle d’Aosta e in 36 della Liguria non è stata programmata la realizzazione di nessun servizio territoriale tra quelli finanziati dal Pnrr. Così come non è stata prevista la costruzione di alcun ospedale di comunità per le oltre 654 mila persone che vivono nelle aree periferiche di Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Marche.

Fortunatamente però, la situazione non è così drammatica in tutto il paese. Alcune province e regioni continuano a lavorare in modo virtuoso per assicurare un facile accesso ai servizi sanitari a tutti e tutte. È il caso della provincia di Roma, dove c’è un ginecologo ogni 2mila persone, o Pisa, dove c’è un cardiologo ospedaliero ogni 3 mila persone. Dati che però sottolineano, ancora una volta, la forte disuguaglianza tra cittadini e cittadine rispetto al diritto alla salute, causata da anni di privatizzazioni dei servizi sanitari e tagli ai fondi destinati alla sanità pubblica.